IL COREGONE TORNA NEL SEBINO
Le pesca al coregone rischia di diventare un tormentone. Il blocco del Ministero dell’Ambiente alla semina degli avannotti nei laghi lombardi dove è ritenuta una specie aliena, non autoctona ma alloctona che fa concorrenza al Carpione, specie invece autoctona a rischio estinzione, rischia di mandare in crisi non solo il mondo della pesca ma anche quello della ristorazione cui viene a mancare uno dei piatti più amati. Quello che è un problema attuale per il Lago di Garda dove il coregone rappresenta l’80% del pescato e dove i pescatori annunciano azioni di protesta eclatanti, non è più un problema invece, almeno fino al 2026, per il Lago d’Iseo per il quale l’assessore regionale all’agricoltura Alessandro Beduschi su spinta delle richieste e delle proteste del territorio sebino raccolte dal cosngliere regionale Diego Invernici, è riuscito ad ottenere una deroga, dimostrando che il coregone nuota nelle acque del Sebino da almeno 100 anni e non rappresenta più una specie alloctona. La buona notizia riguarda anche il Lago di Como ma non quello di Garda dove mancano studi specifici sulla biomassa e sulle specie e dove l’incubatoio di Desenzano che produceva decine di milioni di avannotti, da due anni non sforna più coregoni. Per il sebino invece le produzioni potranno essere realizzate dall’incubatoio di Clusane per un massimo annuo di 5 milioni di larve di circa 12 millimetri. La ripresa dell’immissione avverrà nella prossima primavera, dopo che dagli uffici regionali saranno definiti aspetti tecnici e contrattuali. Una buona notizia per i pescatori locali, ma anche per i ristoratori, che trovano nel coregone un pesce pregiato molto richiesto a tavola.
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