ATTENTATO POLGAI, UN FERMO

È Juan Antonio Sorroche, già in carcere per l'attentato alla sede della Lega di Treviso, l'uomo ritenuto responsabile dell'attentato alla sede della Polgai di Brescia nel dicembre del 2015. In queste ore, a conclusione delle indagini, gli è stata consegnata l'ordinanza di custodia. Si è arrivati a lui dopo lunghe e complesse indagini, coordinate dalla Procura di Brescia e svolte dalla locale DIGOS e dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione – UCIGOS Servizio per il contrasto dell’Estremismo e del Terrorismo Interno. L'uomo, militante di spicco dell’area anarco-insurrezionalista avrebbe realizzato l'ordigno esploso a Brescia e lo avrebbe posizionato davanti all'entrata principale. Quella notte venne fatta esplodere una pentola a pressione riempita di idrocarburo e polvere pirica. La pista seguita dagli inquirenti ha preso subito la via dei gruppi anarchici. Infatti, nei giorni successivi all'attentato, furono rilevati sui siti d’area anarchica numerosi scritti sull’attentato, oltre alla rivendicazione del gesto pubblicata il 4 gennaio 2016 a firma “Cellula anarchica acca (C.A.A.)”; gli estensori definivano l’attentato alla Scuola di Polizia di Brescia come una risposta “alla chiamata per un DICEMBRE NERO”, in riferimento alla “campagna d’azione che sarà il detonatore dell’insurrezione anarchica, dentro e fuori le prigioni.” In nome della stessa campagna sono stati portati a termine, dal 2014, diversi attentati, in Italia, in Grecia, in Messico, Cile, Brasile, Germania. Sarebbe stato proprio il testo della rivendicazione, grazie ad un'analisi certosina del lessico e della semantica, a condurre gli inquirenti dal fermato. Fra le altre piste seguite la tecnica di produzione dell'ordigno e la rilevazione di un profilo genetico trovato su una parte dello zaino sopravvissuto all'esplosione.

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