NO AI DOMICILIARI PER MONIA BORTOLOTTI

Monia Bortolotti, la mamma di 27 anni, arrestata sabato con la terribile accusa di aver ucciso i due figli neonati, ha scelto di non rispondere durante l’interrogatorio davanti al giudice Federica Gaudino che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare. Monia tutt’ora ricoverata nella stanza di sicurezza del reparto di Psichiatria dell’ospedale Papa Giovanni XXIII°, è apparsa lenta nei riflessi, probabilmente a seguito delle cure somministrate durante la terapia. Ricordiamo che la mamma aveva manifestato intenzioni lesionistiche. Luca Bosisio, avvocato della difesa, aveva invocato gli arresti domiciliari a casa del padre della giovane a Gazzaniga, motivandoli, con l’assenza di gravi indizi di colpevolezza per la morte di Alice, sul cui corpicino non è stato possibile svolgere l’autopsia, richieste come detto respinte dal gip. Emergono intanto nuovi particolari sulla vicenda, la cui indagine è affidata alla pm Maria Esposito e ai carabinieri della sezione operativa della Compagnia di Bergamo. L’eccessiva ansia manifestata fin dalla vigilia dei due parti, aveva portato alla necessaria assistenza di uno psicologo. Monia ai soccorritori del 118 aveva parlato di un fatale rigurgito di latte, la causa della morte della piccola Alice, per poi affidare ai social una versione diversa, nella quale tira in ballo dei cuscini sui quali la piccola stava dormendo. E’ quel punto che gli inquirenti iniziano a sospettare un possibile alibi. E’ la morte del piccolo Mattia ad aprire l’indagine. Ricoverato in ospedale, i sanitari accertano che non è affetto da sintomi capaci di causare il soffocamento. Passano 8 giorni e Mattia muore. In questo breve lasso di tempo la donna non risulta aver mai chiesto l’intervento di un medico né dell’infermiera. E neppure s’è rivolta al Cps. Il sospetto è che abbia volontariamente stretto forte a sé il figlioletto fino a impedirgli di respirare. L’esito dell’autopsia parla però di “asfissia meccanica acuta da compressone del torace”. Vengono indagati, come atto dovuto, anche i medici che durante il ricovero si erano occupati di Mattia. Si cerca di capire se abbiano commesso negligenze, ma l’esame autoptico conferma che hanno agito in modo assolutamente corretto.

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