SENZA UN NOME L’ASSASSINO DI DANIELA ROVERI
A 7 anni di distanza non ha ancora un nome l’autore dell’omicidio di Daniela Roveri, il cui caso è stato archiviato nel 2019, dopo una lunga indagine, con oltre 500 persone sentite, che non ha portato a una pista concreta nonostante le varie ipotesi vagliate. Era la sera di martedì 20 dicembre 2016 , quando la vittima 48enne, dirigente della Icra faceva ritorno a casa. Dopo aver parcheggiato l’auto negli spazi esterni alla palazzina, raggiungeva l’ingresso dello stabile dove ad attenderla c’era la madre. Appena messo piede nell’androne veniva sorpresa alle spalle da qualcuno che le infliggeva una coltellata alla gola netta e decisa, tale da reciderle la carotide non permettendole di urlare per chiedere aiuto. Dopo pochi minuti un vicino trova il cadavere riverso a terra e chiama i soccorsi. Sul posto giungevano in forze i sanitari le forze dell’ordine. Avviate le indagini si procedeva ad isolare le tracce di Dna, una sulla guancia destra della vittima e l’altra sotto le sue unghie. Chi ha ammazzato la manager si è portato via la sua borsetta, con dentro il cellulare, mai più ritrovata? Difficile pensare ad una rapina finita male. A nulla è servita la visione dei filmati delle telecamere presenti in zona. Scavando nella vita della donna le attenzioni si soffermavano su un personal trainer legato alla 48enne, che però dopo essere stato messo sotto torchio non viene indagato. C’è anche uno spasimante, un amore mai corrisposto da lei, ma anch’esso risulta essere del tutto estraneo all’omicidio. Si passa quindi all’analisi delle carte aziendali, ma anche qui nessuna traccia. Da ultima si vaglia l’ipotesi del serial killer, la cui dinamica riporta ad una modalità d’azione molto simile, ci riferiamo all’omicidio di Gianna Del Gaudio, avvenuto quattro mesi prima nella villetta di Seriate. Gli inquirenti si concentrano su quella traccia di dna sulla guancia di Daniela, per una compatibilità con quella scoperta sul cutter che sarebbe stato utilizzato a Seriate, ritrovato con i guanti in lattice in una busta della spesa, nascosta in una siepe, due mesi dopo il delitto. Ma le tracce vengono ritenute poco compatibili.
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