APPALTI TRUCCATI: INTERROGATORI DI GARANZIA
I quattro arrestati accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e alla turbativa d’asta nell’ambito dell’indagine della Guardia di Finanza di Brescia su presunte mazzette pagate dagli amministratori di un’azienda bergamasca ad un dipendente di una partecipata dallo Stato, estranea ai fatti, per l’aggiudicazione di appalti pubblici, sono comparsi davanti al Gip di Milano per gli interrogatori di garanzia. Due degli arrestati, ovvero uno dei due fratelli bresciani, a capo dell’azienda specializzata in smaltimento di rifiuti, finito in carcere e il 52enne di Novara funzionario della partecipata che sarebbe stato incastrato dai video che lo avrebbero ripreso mentre prendeva, durante 4 incontri al casello autostradale di Novara Ovest, una mazzetta da 70 mila euro in contanti e che ora si trova ai domiciliari per corruzione e turbativa d’asta , si sarebbero avvalsi della facoltà di non rispondere. Secondo la pm Marzia Aliatis e la Guardia di Finanza i due erano in combutta e il funzionario sarebbe stato anche stipendiato con 5 mila euro mensili per passare all’azienda informazioni per accaparrasi bandi per 12 mln di euro, ai danni delle imprese concorrenti. Dura la presa di posizione in queste ore della società partecipata cui apparteneva il presunto dipendente corrotto che ha dichiarato la propria estraneità ai fatti e la tolleranza nero nei confronti di fenomeni corruttivi, sottolineando la massima collaborazione alle indagini in corso e la volontà di fare chiarezza. L’altro fratello bresciano 56enne a capo dell’azienda e il foggiano accusato di essere l’hacker che avrebbe permesso all’azienda di vedere le offerte delle altre imprese attraverso accessi abusivi ai siti informatici di un’altra partecipata dello Stato, avrebbero invece risposto alle domande del Gip fornendo la loro versione dei fatti e negando ogni accusa. Ai due, oltre all’associazione a delinquere finalizzata all’accesso abusivo di sistemi informatici, sarebbe contestata una frode fiscale per quasi 4 mln di euro e una omessa dichiarazione di Via per 400 mila euro.
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