UCCISE IL FIGLIO. CHIESTA CONDANNA A 21 ANNI

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“Si è accanito con una ferocia inaudita sul figlio Giambattista”. Il pubblico ministero Letizia Aloisio, ha chiesto la condanna a 21 anni di carcere per Paolo Corna, 78anni, che il 3 settembre scorso uccise il figlio Giambattista, 54enne colpito da tre coltellate all’addome. Durante l’udienza di venerdì 21 giugno sono state sentite le sorelle della vittima: Paola, Cristina e Sonia. Hanno ripercorso i terribili momenti in cui sono arrivate nell’appartamento dei genitori ed hanno visto il fratello agonizzante sul letto. Gli hanno praticato invano il massaggio cardiaco, i tagli erano troppo profondi, tanto da provocare la morte per emorragia. Stando al racconto fatto dalle sorelle di Giambattista, Titta come chiamato confidenzialmente, in diverse occasioni, aveva aggredito i genitori alzando le mani anche contro di loro. Era solito avere attacchi di rabbia durante i quali spaccava oggetti, porte, urlava e spintonava i familiari. Aveva trascorso 7 anni in comunità per curare le sue dipendenze, poi aveva conosciuto una donna con problemi psichiatrici, aveva comprato casa, avevano avuto un figlio affidato poi alla zia Cristina. I problemi di dipendenza erano ricominciati, ma era in cura. La madre di Giambattista, sentita dalla Procura dopo l’omicidio ripeteva: “Noi avevamo paura”. Insomma, una situazione difficile che si ripeteva ogni fine settimana, quando Giambattista beveva. Tornando alla tragedia era il 3 settembre scorso quando scoppiava una lite all’ora di pranzo. Giambattista fatto rientro a casa avrebbe chiesto soldi al genitore, si ipotizza per continuare a bere. I genitori chiamano i carabinieri ma quando arrivano il figlio dorme, e la situazione è tranquilla. Il 54enne si alza dopo che vanno via e scoppia un nuovo litigio. Il padre impugna un coltello e il figlio lo sfida a colpirlo. Poi va in camera, danneggia i mobili. Entra il padre e lo colpisce all’addome, uccidendolo, poi chiama i soccorsi e confessa l’omicidio. Il 7 ottobre prossimo, le eventuali repliche dell’accusa. Poi la sentenza.

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