DA UN DELITTO ALL'ALTRO

Raffaella Ragnoli resta in carcere, per i giudici non ci sono le condizioni perché la 56enne, accusata dell'omicidio volontario del marito, Romano Fagoni (59 anni) accoltellato a morte sabato sera nella loro casa di Nuvolento, possa essere messa ai domiciliari. Sei i fendenti che gli sferrato con un coltello da cucina, uno, quello alla carotide, fatale. Ad armare la mano della donna, dopo l'ennesima lite davanti al figlio 15enne, probabilmente le sofferenze e le frustazioni accumulate in anni di convivenza difficile anche se non ci sono denunce pregresse. Raffaella si è scagliata contro il marito con una furia incredibile, davanti al figlio che probabilmente ha cercato di fermarla e poi ha chiamato i soccorsi. Quando il 118 è arrivato nella casa di via Carlina Romano respirava ancora ma era in fin di vita e i sanitari non hanno potuto far nulla per salvargli la vita. Raffaella, dopo che il marito avrebbe minacciato con un coltellino il figlio, gli si è scagliata contro e non si è fermata neppure dopo averlo visto sanguinare copiosamente e neppure dopo le implorazioni del ragazzo. I giudici per questo ritengono che la donna debba restare in carcere e non prendono per il momento in considerazione l'ipotesi della legittima difesa. Da un delitto all'altro: in queste ore è ripreso il processo per l'omicidio di Laura Ziliani l'ex dipendente comunale di Temù. Alla sbarra due delle figlie della donna, Paola e Silvia Zani e il fidanzato di quest'ultima, Mirto Milani. Sono stati sentiti in aula alcuni dei periti che eseguirono esami ed accertamenti dopo che l'8 agosto 2021 venne ritrovato il corpo di Laura a tre mesi esatti dalla scomparsa, lungo la pista ciclabile di Temù nei pressi del fiume Oglio. Gli accertamenti confermerebbero le cause del decesso: la donna dunque sarebbe stata intontita e poi soffocata. Il corpo sarebbe venuto alla luce, in seguito alla piena del fiume Oglio pochi giorni prima del ritrovamento effettuato come tutti ricordano da una famigliola nella mattina dell'8 agosto 2021. Dopo il ritrovamento scattarono le misure cautelari per i tre giovani che dopo qualche mese di carcere e le confidenze di Mirto ad un compagno di cella, confessarono il delitto e raccontarono come pianificarono l'omicidio di quella madre definita ingombrante.

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