OMICIDIO DI SHARON, SFUMA LA PISTA DEL PUSHER

Nel giallo sull’omicidio di Sharon Verzeni, le testimonianze dei residenti potrebbero rivelarsi fondamentali per dare un nome all’assassino, mentre si attendono le analisi degli esami svolti dai Ris. Dal racconto fatto dalla ragazza che per prima ha visto Sharon ancora in piedi, barcollante, prima che attraversasse la strada e forse proprio negli istanti in cui stava chiamando il 112, non avrebbe notato nessuno allontanarsi. Quindi sarebbe sparito in pochi istanti. La domanda degli inquirenti è: “È possibile che abiti in uno dei tanti palazzi della stessa via Castegnate, o delle vie limitrofe?”. Potrebbe anche essersi rifugiato a casa di qualche conoscente per poi allontanarsi in un secondo momento. L’assassino potrebbe essere scappato a piedi facendo un percorso in cui sapeva che non c’erano telecamere, ma ce ne sono molte, private, che riprendono parti di strada. Per ora l’unica certezza risulterebbe essere che il marocchino 33enne arrestato lo scorso mercoledì a Stezzano, con 30 grammi di cocaina e che dormiva nel garage di via Castegnate a Terno, avrebbe un alibi. All’uomo il gip Vito Di Vita ha disposto la custodia in carcere essendo senza fissa dimora e in possesso anche di una considerevole somma di denaro. Nel garage, ricordiamo, era stato sequestrato un coltello senza tracce di sangue, utilizzato per tagliare il cibo, non compatibile con l’arma con cui Sharon è stata aggredita. In questi giorni i residenti della zona sono stati convocati in varie caserme per fornire la loro testimonianza. Un particolare emerso nelle ultime ore ha permesso di accertare che Sharon aveva disattivato il tracciamento del cellulare, rendendo impossibile mappare il suo percorso. Nessuna ombra anche nella sua attività lavorativa, la barista infatti aveva una vita tranquilla. I carabinieri del Nucleo investigativo, coordinati dal pm Emanuele Marchisio, stanno verificando anche la presenza di persone con disturbi psichiatrici a Terno d’Isola e nei paesi vicini.

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