Il ricordo del colonnello Menici

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“Colpito a tradimento”, così recita una lapide commemorativa posta lungo la strada statale 39 dell’Aprica, in territorio di Corteno Golgi, in ricordo di Raffaele Menici, colonnello degli alpini e comandante partigiano della 54a brigata Garibaldi, trucidato con una raffica di mitra il 17 novembre 1944, nel corso della guerra di liberazione al nazifascismo. Nato a Temù il 13 dicembre 1895, Menici è stato uno dei primi organizzatori della lotta partigiana in Valcamonica e rientra a pieno titolo tra le figure più autorevoli della Resistenza bresciana. Il Museo della Guerra bianca in Adamello di Temù, paese natale di Menici, ha voluto onorare l'ottantesimo anniversario della sua uccisione con una intensa e commossa cerimonia nei luoghi dove Menici fu prigioniero per un mese e fu poi trucidato, sparandogli alee spalle, con un ben riuscito piano nazista, come scrive nel suo libro Alberto Panighetti, che in un sol colpo ha eliminato un capo partigiano e gettato la responsabilità del suo assassinio sulle Fiamme Verdi, creando così una profonda frattura nei rapporti fra queste ultime e le brigate Garibaldi. Secondo la storiografia ufficiale, nell’ottobre del 1944 Menici si è consegnato ai nazisti per ottenere in cambio la liberazione dei suoi familiari, arrestati a causa della sua attività fra i resistenti, oltre che per risparmiare il comune di Pezzo da una feroce rappresaglia. Inaspettatamente rilasciato dai nazisti, è stato poi da questi consegnato alle brigate delle Fiamme Verdi, affinché fosse giudicato per aver violato il codice partigiano che vietava di mettersi volontariamente in mano al nemico. Dopo averlo giudicato colpevole, le Fiamme Verdi l’hanno condannato all’espatrio in Svizzera in modo da risparmiargli la vita. A questo punto, i documenti ufficiali scarseggiano e le testimonianze si confondono. Sempre secondo la storiografia ufficiale, sarebbero stati proprio i resistenti delle Fiamme Verdi incaricati di scortarlo in Svizzera a ucciderlo sparandogli a tradimento. Nella versione proposta da Panighetti sarebbero invece stati i nazisti a trucidare Menici con un agguato lungo la strada su cui veniva scortato dalle Fiamme Verdi, con il preciso scopo di addossare a queste ultime la responsabilità dell’assassinio.

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