Resistono le imprese lombarde
Nonostante la crisi economica tedesca e il commercio mondiale in stagnazione, tiene il manifatturiero in Lombardia. Secondo i dati di Unioncamere illistrati a Palazzo Lombardia, cresce leggermente, dello 0,4% l’industria, mentre cala leggermente, dello 0,2%, l’artigianato. I dati fanno riferimento al terzo trimestre del 2024 e mostra una produzione in lieve calo e una domanda estera in leggera crescita, al contrario di quella interna. Purtroppo l’occupazione è in calo: le cessazioni di lavoro superano i nuovi ingressi. Nel complesso quindi la situazione per l’industria è leggermente peggiorata rispetto al 2023 mentre per l’artigianato è invariata. Tra i settori in crescita, quelli delle industrie manifatturiere, il settore della chimica e quello alimentare, mentre continua la crisi del tessile e del settore pelli-calzature. In difficoltà anche la siderurgia, il settore dei minerali non metalliferi, dei mezzi di trasporto, del legno-mobilio e dell’abbigliamento. Calo moderato per il settore della meccanica e della carta-stampa. Stazionario il settore della gomma-plastica. Per quanto riguarda il ricorso alla cassa integrazione da parte delle imprese, i settori più in difficoltà risultano essere ancora il tessile, abbigliamento, pelli-calzature e i mezzi di trasporto. Nonostante un rallentamento dovuti a questioni globali e all’iper regolamentazione europea che stanno mettendo a rischio l'intera manifattura europea, – ha commentato l’assessore Guidesi - la Lombardia si conferma prima regione manifatturiera d’Europa e continua ad avere un ruolo trainante nel quadro nazionale e continentale. Iper-regolamentazione, assenza di politica industriale e investimenti, squilibri nei costi energetici e carenza di materie prime necessarie alla twin-transition stanno presentando il conto e burocrazia, tassi di interesse alti, difficoltà a ottenere credito, la prudenza delle famiglie italiane il cui poter d’acquisto è fermo, fanno il resto. Sotto accusa le politiche dell’Unione Europea cui si chiede un cambio di rotta immediato: come dimostra la crisi tedesca, l’industria europea sembra aver imboccato la strada del declino complice anche la grave crisi dell’automotive. L’Ue – denuncia Confindustria - non solo rischia l’irrilevanza ma presto si ritroverà sola nella causa green. Unici al mondo ad imporre questa camicia di forza, nel nuovo contesto competitivo globale le imprese europee saranno più penalizzate rispetto ai competitors. Per fermare il declino industriale è necessariao continuare ad investire per rendere le imprese autosufficienti dal punto di vista energetico, continuare a contare sul sistema pubblico- privatoe creare un fronte con le altre regioni manifatturiere europee.
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