TRAFFICO INTERNAZIONALE DI EROINA

“Dio, porgici la tua mano e fai che vada tutto bene”. Prima di ogni consegna di droga pregavano Allah gli otto componenti della banda di spacciatori, tutti pakistani e quarantenni, arrestati dalla Guardia di Finanza dell’aeroporto di Orio al Serio con 1,8 chilogrammi di eroina, nell’operazione coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica di Bergamo Fabio Pelosi. È quanto emerge dalle intercettazioni dei Baschi Verdi guidati dal capitano Nicola Gazzilli nella lunga e complessa indagine che si è conclusa a seguito di ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Bergamo, Bianca Maria Bianchi. L’indagine era scattata nell’agosto del 2015, dopo l’arresto di due “corrieri” nella zona arrivi dello scalo orobico, grazie anche al fiuto del cane anti-droga, con una sessantina di ovuli di eroina nello stomaco. Si è quindi cercato di capire dove si rifornissero i due ovulatori, che però non hanno fornito collaborazione. Uno di loro, prima di essere trasportato in ospedale per l’emissione degli ovuli, aveva anche finto di essere un poliziotto. La Finanza ha quindi allestito una delicata indagine, fatta di pedinamenti e intercettazioni, che ha permesso di portare alla luce un’organizzazione criminale ben articolata. La banda era composta da quattro “superiori” che da Atene, in Grecia, gestivano l’eroina che arrivava dal Pakistan. Sotto di loro quattro corrieri, che ingerivano gli ovuli contenenti la droga e in aereo o con altri mezzi raggiungevano l’Italia. Un giro piuttosto vasto, che oltre ai consumatori di Bergamo e della Lombardia, riforniva quelli di Veneto ed Emilia Romagna. Dopo l’arresto dei primi due corrieri, nel 2015, per non essere scoperta la banda aveva cambiato luogo e mezzo di arrivo in Italia, dirottandosi alla stazione ferroviaria di Verona e a quella di Bologna. In totale sono stati sequestrati 1.800 grammi di eroina purissima, che sul mercato dello spaccio italiano avrebbero fruttato ai malviventi più di mezzo milione di euro.

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