INDAGINI NEL LAGO
Quel tratto di lago era sicuro oppure del materiale ghiaioso scaricato forse senza autorizzazione potrebbe averlo reso pericoloso e soprattutto aver causato la morte dei due giovani ghanesi che nella mattinata di sabato 5 agosto vi stavano camminando e che sono stati inghiottiti dalle acque perché il fondo ha ceduto. Domande a cui non sarà facile trovare una risposta ma alle quali cercheranno di rispondere gli accertamenti che la procura di Brescia è probabile chieda ai carabinieri di Marone dopo la denuncia del padre di uno dei due 23enni ghanesi Alfred Oppong Kwabena, morto poche ore dopo essere stato ripescato sul fondo del lago del Sebino quella tragica mattina di qualche settimana fa. Il giovane si trovava, insieme ad altri amici e connazionali a Marone per una giornata di svago. Lui, un suo coetaneo, Adusei Mensah Onwumere e un'altra ragazza, stavano camminando in acqua quando improvvisamente pare che il fondo abbia ceduto: la prima ad essere inghiottita dall'acqua è stata la ragazza che i due amici hanno cercato di salvare finendo sempre più giù e rimanendo, mentre lei veniva tratta in salvo, intrappolati nel lago. Li avevano recuperati salvi ma l'acqua non perdona e qualche ora dopo il ricovero i due giovani sono spirati. Ora il padre di uno dei due vuole vederci chiaro e capire se ci sono responsabilità di altre persone e per questo si è rivolto, presentandosi con un avvocato, ai magistrati bergamaschi. Vorrebbe che venissero effettuati controlli sul fondale del lago. Pare che il legale dell'uomo abbiamo consegnato al pm Emanuele Marchisio la dichiarazione di un ex dipendente di un’azienda del posto che dice che la sua azienda scaricava ghiaia. Il padre della vittima vorrebbe sapere se questo ha qualche attinenza con la morte di suo figlio. E' probabile dunque che per cercare di rispondere a questi quesiti la procura di Brescia, competente per territorio, affidi ai carabinieri di Marone i necessari accertamenti.
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