TENTATO OMICIDIO: 23 ANNI AI NICOLINI

10 anni e 8 mesi in abbreviato per tentato omicidio nella sparatoria western in versione «sfida all’Ok Corral» dell’8 agosto 2017 con gli Horvat a Trescore, pomeriggio del giorno di mercato in piazza Pertini. Giorgio Nicolini non è l’unico a dover fare i conti con la sentenza del gup Maria Luisa Mazzola che ha condannato a 6 anni la moglie di Giorgio, Angelica Pellerini, a 3 anni e 4 mesi il figlio Kevin e a 3 anni e un mese l’altro figlio Elvis. Pene quasi doppie rispetto alle richieste del pm Antonio Pansa. Ai due fratelli il giudice non ha contestato il porto d’arma da fuoco, perché a differenza dei genitori non furono loro a sparare. E questo ruolo meno attivo nel conflitto ne ha alleggerito la posizione. Ad appesantire quella del padre è stata invece la recidiva reiterata, contestata dal gup e già al centro dei due patteggiamenti proposti e respinti tra febbraio e luglio di quest’anno dai gip Massimiliano Magliacani e Federica Gaudino. In entrambi i casi la proposta era naufragata sulla mancata esclusione della recidiva per Giorgio Nicolini. «È una pena che non condividiamo anche se la sentenza del giudice, che per la terza volta non ha escluso la recidiva, è in linea con la respinta dei due patteggiamenti», spiega l’avvocato Anna Marinelli, co-difensore col collega Stefano Grolla dei tre Nicolini e legale della Pellerini. «Attendiamo le motivazioni, ma c’è una serie di elementi che ci porta a impugnare: il pm a processo ha di fatto ribadito le richieste di pena già ipotizzate per i patteggiamenti, partendo dall’esclusione della recidiva che non è specifica nè infraquinquennale. E a nostro avviso c’erano i requisiti per sostenere la legittima difesa, riconoscendo le attenuanti generiche: i Nicolini hanno sparato, è vero, ma dopo essere stati aggrediti, vittime di un agguato organizzato da altri», sostiene il legale. Altri chi? Secondo la difesa dei Nicolini, gli altri sono il clan rivale degli Horvat, che avrebbe pianificato l’incontro dando appuntamento ai due fratelli per «risolvere» la questione al culmine di una serie di faide e minacce. Ma a processo gli Horvat sono «fuori» dalla sparatoria: non ci sono elementi oggettivi che li collochino sul luogo dello scontro a fuoco quel giorno. Ma questa sorta di paradosso logico (un conflitto a fuoco tra due fazioni con una sola a processo) potrebbe essere superato nei prossimi giorni, con nuovi approfondimenti sulla presenza e il ruolo degli Horvat nel pomeriggio di fuoco dell’8 agosto 2017, quando a Trescore volarono proiettili ad altezza d’uomo.

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