MONS. FAPPANI HA AMMAINATO LA SUA VELA

Si è spento all'età di 95 anni alla clinica Poliambulanza di Brescia nella serata di lunedì 26 novembre Mons. Antonio Fappani, una delle figure più importanti nel mondo cattolico bresciano del '900 e per la cultura storico-letteraria e documentaristica di Brescia e Provincia. Primo di 6 fratelli, nasce nel 1923 in una famiglia di contadini, a Quinzano d'Oglio, paese al quale resta sempre legato e dove verrà tumulato. Ordinato sacerdote nel giugno del 1949, si laurea in Sacra Teologia con indirizzo storico alla pontifica Università Lateranense. Inizia il suo ministero di sacerdote a Poncarale dove è curato per 8 anni; dal 1957 al 1962 è assistente spirituale delle Acli, poi degli Scout. Per oltre 20 anni dirige il settimanale diocesano La Voce del Popolo. Poi Fonda l’Associazione don Peppino Tedeschi per la cultura popolare religiosa e la Fondazione della Civiltà Bresciana. Coronamento della sua fatica di dare dignità alla storia minore delle singole persone impegnate per il bene comune e delle iniziative locali create nel nome della carità come levatrici del cammino di crescita dell’intera società bresciana sono i 22 volumi dell’Enciclopedia Bresciana. Era un raccoglitore di documentazione storica, che con generosità metteva a disposizione di studiosi, anche di altra impostazione, che si rivolgevano a lui per trovare materiali spesso introvabili. Don Antonio era un prete innamorato della sua Chiesa, quindi andava alla ricerca di carte che confermassero la bontà dell’agire dei sacerdoti e della cattolicità bresciana. Era anche uomo della città e della provincia. Conosceva le debolezze umane degli ambienti che frequentava. Nella sua lunga vita ha sempre rivendicato la necessità di dare voce e corpo alle iniziative che realizzava a sostegno dell’anima popolare bresciana. Ha camminato a lungo, a piedi e in bicicletta, con la sua lunga tonaca di prete ed il baschetto di operaio metalmeccanico anni sessanta, con una bussola culturale e morale ben precisa: l’evangelizzazione come opportunità di promozione umana. “Ha ritrovato milioni di storie, gli siamo sconfinatamente debitori”, ha scritto in queste ore di lui Tonino Zana, una delle voci più elevate del giornalismo bresciano. “Un animatore che ha saputo raccogliere attorno a sé numerose figure di tecnici, cattedratici, amministratori, giornalisti ed agricoltori per raccontare alcune delle pagine più attente e preziose dell’agricoltura bresciana. Ha saputo cogliere con occhio scientifico e umano, quale buon pastore di Dio, ogni piega della nostra agricoltura e sottolineare, con ulteriore forza, l’arcano mistero che lega l’opera generatrice di Dio al quotidiano lavoro di chi si prende cura della terra”, ha detto in un comunicato Ettore Prandini, Presidente nazionale di Colidretti e amico personale di Mons. Fappani. “Ha dato a molti giovani la possibilità di realizzare delle ricerche serie, offrendo il traguardo della pubblicazione. Una cosa rara...» ha ricordato Vittorio Nichilo, da anni al fianco dell’attività di Mons. Fappani nella Fondazione della civiltà bresciana. “Caricava il suo ruolo di storico della carità del missionario” ha detto di lui Mons, Cesare Polvara, ora parroco di Rovato e amico di don Fappani. “La sua missione nella vita è stata la ricerca, nelle verità del Vangelo, come della storia dei nostri quartieri” ha detto lo scrittore Giovanni Quaresmini. Negli ultimi giorni della sua vita, dal letto della Poliambulanza, aveva solo un cruccio: quello di non poter completare gli studi. La caduta, la frattura di femore, l'intervento chirurgico, la polmonite, lo hanno portato velocemente nelle braccia del Signore. Come ha scritto Roberto Manieri sull'ampia pagina dedicata alla sua grande figura sul Giornale di Berscia: “ La sua barchetta è così giunta in un porto tranquillo. La sua figura ora viene consegnata alla nostra storia”.

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