ZANOTTI INCORAGGIA PAPA' SANDRINI

Sergio Zanotti, imprenditore di Marone liberato venerdì 5 aprile dalla prigionia in Siria in cui si trovava da 3 anni nelle mani del miliziani di Al Quaeda, ha incontrato Gianfranco Sandrini, padre di Alessandro, il giovane rapito nell’ottobre del 2016 fa ad Adrana in Turchia e attualmente detenuto in Siria. Gianfranco Sandrini e la seconda moglie Claudia sabato 13 aprile hanno incontrato Sergio Zanotti, che aveva espresso il desiderio di incontrare la famiglia di Alessandro Sandrini: l'incontro si è tenuto a porte chiuse ed, ovviamente, con alcuni argomenti che non è dato conoscere. Durante la mezz’ora in cui i Sandrini e gli Zanotti sono stati insieme, Sergio ha espresso solidarietà al padre di Alessandro e gli ha fato coraggio spiegandogli che nel corso della sua prigionia non aveva subito particolari violenze. Nei prossimi giorni Sergio Zanotti dovrebbe incontrare anche la mamma del 33enne rapito, che è più volte apparsa sui media, dove ha lanciato appelli affinché il figlio venga liberato. L’ultimo contatto con Alessandro Sandrini risale al gennaio del 2018 e da allora non si sono più avute notizie anche se tutti sanno che i servizi segreti stanno lavorando perché possa essere posta una parola fine positiva al rapimento. Un anno fa, appunto, via internet Sandrini aveva lanciato un accorato apello della durata di 52 secondi : "Sono due anni che sono in carcere e non ce la faccio più, sono stanco dentro. Chiedo all'Italia di chiudere questa situazione in tempi veloci perché hanno detto chiaramente che sono stufi, che mi uccideranno. Non vedo futuro, non so cosa pensare in questa situazione. Chiedo alle istituzioni di risolvere questa situazione". Il video era stato pubblicato da un sito americano specializzato nel monitoraggio dello jihadismo. Prima di Natale scorso, il 23 dicembre, era riuscito a telefonare a casa dicendo "Sono in una stanza tre metri per tre". L'ultimo dialogo diretto tra madre e figlio è invece del 21 gennaio: "Lo Stato italiano non sta facendo nulla. Mi vogliono far morire qui", affermava. L'inchiesta nel frattempo è stata trasmessa dalla Procura di Brescia a quella di Roma. "Come in precedenti casi analoghi - spiega una nota della Farnesina- il ministero mantiene, nell'interesse esclusivo del connazionale, il più stretto riserbo sulla vicenda, tenendosi in stretto contatto con la famiglia".

Commenti

Nessun commento è stato ancora pubblicato.
Condividi la tua opinione qui sotto!

Lascia un commento

* Tutti i campi contrassegnati sono obbligatori