IL GRUPPO PER CIMBERGO VICINO A POLONIOLI
“Caro SINDACO, abbiamo sentito la necessità di scriverti in maniera pubblica, in questo delicato e particolare momento, perché vogliamo esprimerti la nostra piena fiducia nel tuo operato e sostenere il proseguimento della tua attività di amministratore.” Con queste parole inizia la lettera che il “Gruppo Per Cimbergo” rivolge al primo cittadino finito ai domiciliari nell'ambito dell'indagine della Procura di Brescia su presunti appalti pilotati. La parola “sindaco” è scritta in maiuscolo perché i cittadini che il gruppo rappresenta vogliono ribadire che per loro Giambettino Polonioli durante il suo mandato ha dimostrato impegno, disponibilità, capacità ed onesta intellettuale nei confronti di tutti i cittadini al di là delle loro idee politiche. Una lettera che, si legge, vuole fare sentire la voce dei cittadini che non possono e non devono essere chiamati ad esprimersi solo compilando una scheda elettorale ma che vogliono in questo modo contribuire al dibattito pubblico e alla costruzione democratica di soluzioni per il paese. Il Gruppo per Cimbergo sostiene quindi Giambettino Polonioli per un eventuale secondo mandato, anche perché il sindaco uscente era e al momento rimane l'unico candidato in corsa e sta valutando se riprensentarsi oppure no proprio in questi giorni. Polonioli stesso si dice fiducioso nella Magistratura e di poter dimostrare la sua buona fede ed è pronto a difendersi dalle accuse mosse dal pm che lo ritraggono al centro di un sistema volto ad aumentare il suo potere personale ed elettorale proprio in vista delle elezioni. Il gip nelle scorse ora ha convalidato le misure cautelari sulla base delle accuse che riguardano il bado da 200 mila euro per la frana 1 Varecolo del 2016. Coinvolti nell'indagine anche un consigliere comunale, la responsabile dell'ufficio tecnico e due imprenditori finiti anche loro ai domiciliari mentre per altre 10 persone, tutte del settore edile, c'è l'obbligo di presentarsi due volte alla settimana alla polizia giudiziaria. Avrebbe tutte un ruolo, secondo la Procura, in un sistema che pilotava gli appalti, verso ditte amiche, per escluderne altre che sarebbero state favorite in bandi successivi. Qualcuno, interrogato, si è avvalso della facoltà di non rispondere mentre altri hanno negato ogni addebito e potrebbero fare ricorso al tribunale del riesame per chiedere la revoca delle misure cautelari.
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