INVESTITI 14 MILIONI NELLE MINIERE
Trovare quantità soddisfacenti di minerale, che permettano di riaprire le miniere in tempi brevi. Questi sono gli auspici manifestati dai sindaci di Gorno e Oltre il Colle, i due comuni sul cui territorio si trovano i siti minerari chiusi dal 1980 e che gli australiani di “Alta Zinc Ltd” si dicono pronti a riaprire, non appena verrà mappato il giacimento estrattivo. Ai posti di lavoro che si potrebbero venire a creare con l’attività, anni fa si parlava di 200 e ai benefici economici per il territorio, non si può certo dire di no. Il primo cittadino di Gorno, Giampiero Calegari che da agosto è anche presidente della Comunità montana Valle Seriana, è disponibilissimo a dare una mano, nel caso gli australiani dovessero ritenere che lo sfruttamento delle miniere sia economicamente vantaggioso. Anche l’Amministrazione comunale di Oltre il Colle guidata da Giuseppe Astori auspica che si arrivi a un esito positivo. “Abbiamo incontrato da poco il nuovo direttore della società australiana – spiega il primo cittadino, che si è dimostrato sensibile alle nostre posizioni, c’è la piena disponibilità a collaborare”. Durante l’ultimo incontro è emersa la necessità di altro tempo per le verifiche, nella zona sotto l’Arera infatti sono in corso continue ricerche. Quando si avrà un quadro più preciso della situazione si potranno spendere parole al riguardo. In quel caso verrà convocata un’assemblea pubblica per spiegare alla cittadinanza i tempi e la possibilità di riapertura delle miniere. La direzione dei lavori fa presente che non avendo più il supporto di finanziamenti statali, prima di dare avvio all’attività estrattiva bisogna valutare attentamente la “potenza” del giacimento, poiché ne conseguono le dimensioni e le caratteristiche degli impianti per le successive lavorazioni del minerale. E l’uno deve supportare l’altro. Questo è l’obiettivo se saranno confermate le tonnellate previste dai geologi. “Stiamo operando nel sottosuolo, ma non stiamo lavorando al buio”. Le miniere di Gorno erano state chiuse non per mancanza di minerale, ma per una scelta politica che ha privilegiato l’importazione dello zinco dall’Algeria quale parziale contropartita alla fornitura di gas attraverso il Transmed che cominciò ad operare nel 1983.
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