LA STORIA DELLE FOIBE
Il 10 febbraio 2005 gli italiani furono chiamati per la prima volta a celebrare il «Giorno del Ricordo», in memoria dei quasi ventimila torturati, assassinati e gettati nelle foibe (le fenditure carsiche vennero usate come discariche) dalle milizie della Jugoslavia di Tito alla fine della seconda guerra mondiale. La giornata del ricordo delle vittime delle foibe è stata istituita con apposita legge il 30 marzo 2004 ed ha riportato in luce una pagina di storia che non può essere dimenticata. Dopo lo scioglimento del partito fascista, la resa dell'8 settembre e lo sfaldamento dell'esercito italiano anche nelle due regioni balcaniche confinanti con l'Italia dove vivevano molti italiani vi furono ripercussioni. Qui avevano preso il sopravvento le forze politiche comuniste guidate da Josip Bronz, Tito. I suoi partigiani dopo la firma dell'armistizio si vendicarono contro i fascisti che, nell'intervallo tra le due guerre, avevano amministrato questi territori con durezza, imponendo un'italianizzazione forzata e reprimendo e osteggiando le popolazioni slave locali. Con il crollo del regime i fascisti e tutti gli italiani non comunisti vennero considerati nemici del popolo, prima torturati e poi gettati nelle foibe. Morirono, si stima, circa un migliaio di persone. Le prime vittime. Fino alla fine di aprile del 1945 i partigiani jugoslavi vennero comunque tenuti a freno dai tedeschi ma con il crollo del Terzo Reich nulla potè più fermare gli uomini di Tito. Nella primavera del 1945 l’esercito jugoslavo occupò l’Istria e puntò verso Trieste, per riconquistare i territori che, alla fine della prima guerra mondiale, erano stati negati alla Jugoslavia. Fermati dagli alleati non riuscirono a conquistare Trieste ma si impadronirono di Fiume e di tutta l’Istria interna, dando subito inizio a feroci esecuzioni contro gli italiani. Tra il maggio e il giugno del 1945 migliaia di italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia furono obbligati a lasciare la loro terra. Altri furono uccisi dai partigiani di Tito, gettati nelle foibe o deportati nei campi sloveni e croati. Si calcola che le vittime, tra infoibati e massacrati nei lager di Tito furono almeno 20 mila, gli esuli almeno 250 mila.
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