TEST A PAGAMENTO, MA I TAMPONI?

I Comuni che hanno fatto richiesta ad un ambulatorio privato accreditato di eseguire i test sierologici sugli abitanti che lo hanno prenotato, si stanno confrontando in queste ore con un problema: chi si accollerà il compito e il costo di fare i tamponi alle persone che risulteranno positive ai test? I laboratori privati infatti in molti casi non hanno i reagenti per farli e la Regione è stata chiara: “chi propone i test sierologici sui singoli cittadini deve occuparsi di tutto: di acquisire i test, trovare il laboratorio che li processi, spiegare al cittadino che il test è volontario, reperire i tamponi a cui sottoporre la persona qualora questa dovesse risultare positiva al test e l’esecuzione del tampone non dovrà gravare sulle priorità della sanità pubblica”. Tradotto: a test sierologico privato deve seguire tampone privato, perché le liste d'attesa delle Ats, che stanno sottoponendo a test e tamponi già positivi, contatti dei positivi, persone che hanno avuto i sintomi, Rsa e personale medico e socio sanitario, sono già lunghe così e si allungano con gli screenig ai medici di base, negli ospedali e nelle aziende che lo richiedono e man mano che vengono diagnosticati nuovi casi positivi che necessitano del doppio tampone per certificare la negativizzazione. Secondo la Regione, che ha avviato una campagna di analisi su 34.000 persone e aderisce allo studio sieroepidemiologico proposto da Ministero della Salute, il test sul singolo cittadino in forma autonoma non è utile e genera false aspettative. Su spinta di molti Comuni però alla fine la Regone ha comunque autorizzato i laboratori pubblici e privati specializzati in Microbiologia e Virologia ad erogare i test sierologici, chiarendo allo stesso tempo che la positività a test sierologico comporta la verifica della contagiosità mediante ricerca dell’RNA virale (tampone) e che ciò deve avvenire senza gravare sulle priorità della sanità pubblica. Ma l'escamotage potrebbe presto essere trovato e potrebbe chiamare in causa ancora una volta la figura centrale del medico di base: chi risulta positivo al test sierologico privato potrebbe recarsi dal proprio medico per farsi prescrivere il tampone presso l'Ats e quindi alla fine i tamponi finirebbero comunque per gravare sulle priorità della sanità pubblica, per usare le parole di Gallera. I cittadini comunque che sono disposti a pagare pur di sapere se hanno fatto il virus o no e a mettersi in quarantena anche per molto tempo senza la certezza di sapere come e quando gli verrà poi fatto il tampone, sono molti. A Piancamuno, uno dei comuni del bresciano che nelle prossime ore presso il centro anziani potrebbe partire con i test di un laboratorio accreditato, si sono già prenotati 500 cittadini e molti altri sono in lista nei Comuni che hanno fatto la stessa richiesta come ad esempio nella bergamasca Canonica d’ Adda, San Giovanni Bianco e Nembro.

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