ERA TROPPO TARDI PER LA ZONA ROSSA

Tre ore di interrogatorio, tre ore passate a rispondere alle domande del pool di magistrati bergamaschi che stanno indagando sulla mancata zona rossa. Era prevedibile che il presidente del consiglio dei ministri si assumesse la paternità della decisione, dal momento che a muovere i 370 tra militari dell’Esercito e dell’Arma, poliziotti e finanzieri che avrebbero dovuto cinturare Nembro e Alzano ai primi di marzo, era stato un ordine partito da Roma. “Fu una scelta politica, che arrivò dopo un confronto all’interno del governo e tra quest’ultimo e gli esperti”, ha affermato Conte. E' stato il dislocamento degli uomini a bloccare la Regione, hanno raccontato a fine maggio agli inquirenti bergamaschi il governatore lombardo Attilio Fontana e l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera, sentiti come testimoni: la legge dava loro la facoltà di istituire la zona rossa, hanno in sintesi spiegato i due, ma vista la presenza di uomini dell’Esercito e delle forze dell’ordine, abbiamo ritenuto che stesse provvedendo il governo. Conte al procuratore facente funzione Maria Cristina Rota e ai tre sostituti Fabrizio Gaverini, Paolo Mandurino e Silvia Marchina ha fatto presente che la scelta era stata condivisa con la Regione. Che, come emergerebbe dalle carte acquisite dagli investigatori bergamaschi, non avrebbe mai presentato ufficialmente richiesta di una zona rossa per i due paesi seriani. La giustificazione del premier è stata che si sarebbe trattato di istituire una zona rossa molto diversa da quella di Codogno, visto che l'isolamento in Valle Seriana sarebbe avvenuto dopo una decina di giorni, quindi quando molta gente aveva avuto modo di spostarsi, con le avvie conseguenze. Una spiegazione che smorzerebbe i sospetti sulle presunte pressioni ricevute dagli industriali, contrari alla zona rossa. Audizione anche per il ministro della Salute e quello dell’Interno.

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