CEVO RICORDA L'INCENDIO DEL '44

Dopo che la banda Marta, formazione che aveva il compito di reprimere le azioni partigiane, compì in Valsaviore, fra la primavera e l'estate 1944, razzie, rapine, saccheggi ed omicidi – il 19 maggio in località Musna trucidò un'intera famiglia: padre madre figla e un amico di famiglia – il 30 giugno i partigiani della 54esima brigata Garibaldi che proprio in Valsaviore si era formata, conquistò Cevo e la centrale di Isola di Cedegolo. Durante la battaglia restarono sul campo 4 militi fascisti e il partigiano civile di Cevo Luigi Monella. La reazione fu immediata: la mattina del 3 luglio 2 mila nazifascisti raggiunsero il paese dove si preparava le esequie di Monella. I partigiani di Nino Parisi tentarono di resistere, ma furono costretti alla ritirata. Avanzando i militi fascisti saccheggiarono le case, le incendiarono, uccisero. Alla fine si contarono 6 morti, decine di case distrutte, saccheggiate, bruciate, 800 persone senza casa. Solo con tanta fatica e tanta solidarietà Cevo tornò a vivere. Ed ogni anno questa ricorrenza viene ricordata con una cerimonia che quest'anno si è svolta in forma ridotta ma comunque con grande partecipazione. Manlio Milani, presidente dell'associazione vittime di Piazza Loggia ha ricordato, durante la sua orazione ufficiale, che i valori di allora, soprattutto quelli della solidarietà, devono essere ancora oggi baluardo per la democrazia. Cevo è il paese della Resistenza, medaglia di bronzo al valor militare il comune della Valsaviore è sede di un museo e nell'inverno scorso sono state posate anche tre pietre d'inciampo.

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