RICICLAGGIO: 25 MILIONI DI BENI SEQUESTRATI

Il meccanismo era semplice: riciclavano denaro sporco attraverso tramissioni televisive dedicate alle previsioni del lotto, ma anche attraverso operazioni finanziarie illecite e speculazioni edilizie. La DDA, la Procura ed i carabinieri del comando provinciale di Brescia hanno assestato un duro colpo ad una banda criminale che ripuliva denaro sporco e aveva contatti con una cosca della 'ndrangheta. 150 militari hanno dato esecuzione questo lunedì mattina a 21 ordinanze di misure cautelari tra le province di Brescia, Bergamo, Cremona, Asti, Imperia, Savona, Sassari, Torino. Il blitz è scattato all'alba con la collaborazione delle compagnie competenti per territorio e il supporto di un elicottero dell'elinucleo di Orio al Serio. L'operazione scarface è il frutto di tre anni di indagini che hanno permesso di raccogliere un quadro probatorio chiaro. Le persone coinvolte – 8 sono finite in carcere, 6 agli arresti domiciliari, 5 hanno l'obbligo di dimora e due appartenenti alle forze dell'ordine sono stati sospesi dal servizio – sono ritenute a vario titolo responsabili di associazione a delinquere finalizzata al “trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, impiego di denaro e beni di provenienza illecita, autoriciclaggio, dichiarazione fraudolenta emissione di fatture false”, con l’aggravante – per alcuni – di aver agevolato attività di associazioni mafiose. Sono stati sequestrati beni per 25 milioni di euro: ville, fabbricati, auto, imprese commerciali, conti correnti, contanti. Nella villa di Erbusco del Mura dietro una parete a specchio – che si poteva aprire solo con un segnale dal cellulare del proprietario - è stato trovato un caveau con una cassaforte dove c'erano al momento 20 mila euro. Un'organizzazione criminale ben radicata e ben organizzata che fa emergere un quadro allarmante. Le indagini si sono svolte anche con l'utilizzo di intercettazione e analisi di tabulati telefonici, ma anche con metodi più tradizionali come perquisizioni e pedinamenti ed hanno accertato che il capo dell'organizzazione, il Mura insieme ai suoi sodali, attraverso proprie imprese televisive operanti in ambito locale e nazionale e attraverso trasmissioni per le previsioni delle estrazioni del lotto collettava soldi sporchi che riciclava con l'emissione di fatture false. Questi soldi finivano anche nelle tasche di esponenti di spicco dell ‘ndrina Barbaro–Papalia di Buccinasco. Il meccanismo era chiaro. Le intercettazioni hanno documentato l’ampio ricorso a questo sistema, largamente diffuso e ben collaudato nei contesti di criminalità organizzata per il riciclaggio di denaro contante di provenienza illecita. Nell'operazione sono finiti anche un carabiniere in servizio a Chiari e l'ex comandante della Polizia stradale di Chiari, accusati di corruzione per aver favorito Francesco Mura.

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