9.6 MILIARDI DI CIBI E VINI INVENDUTI

In alcuni settori, come quello ittico o vitivinicolo, la ristorazione rappresenta il principale canale di commercializzazione. I ristoranti sono infatti i clienti numero uno degli agricoltori e dei produttori anche dell'agroalimentare made in Italy. Il crollo attività di bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi travolge quindi a valanga interi settori che avrebbero prodotto nel 2020 vini e cibi restati inveduti per un valore stimato in 9.6 miliardi di euro. L'analisi delle conseguenze della chiusura dei ristoranti in Italia sull'agroalimentare è della Coldiretti. Stesse limitazioni e chiusure vengono imposte a livello europeo dove si stima che il 90% dei ristoranti sia colpito dalle normative anti Covid. Mentre il malcontento sui diretti interessati, ovvero i ristoratori, sfocia in proteste come “IoApro” organizzata nei giorni scorsi, che è costata a molti ristoratori una multa e un provvedimento di chiusura, è anche sull'intera filiera agroalimentare che cominciano a farsi sentire le difficoltà di resistere a quello che si è dimostrato un periodo di emergenza più lungo del previsto. La drastica riduzione dell’attività – sottolinea la Coldiretti – pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione – continua la Coldiretti – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato ma ad essere stati più colpiti sono i prodotti di alta gamma dal vino ai salumi, dai formaggi fino ai tartufi. Nell’attività di ristorazione – rileva la Coldiretti – sono coinvolti circa 360mila tra bar, mense, ristoranti e agriturismi nella Penisola ma le difficoltà si trasferiscono a cascata sulle 70mila industrie alimentari e 740mila aziende agricole lungo la filiera impegnate a garantire le forniture per un totale di 3,8 milioni di posti di lavoro. Si tratta di difendere la prima ricchezza del Paese con la filiera agroalimentare nazionale che vale 538 miliardi pari al 25% del Pil nazionale ma è anche una realtà da primato per qualità, sicurezza e varietà a livello internazionale. Occorre salvaguardare – conclude la Coldiretti - un settore chiave per la sicurezza e la sovranità alimentare soprattutto in un momento in cui con l’emergenza Covid il cibo ha dimostrato tutto il suo valore strategico per il Paese.

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