I FAMIGLIARI VOGLIONO RISPOSTE
Secondo richiesta di archiviazione dell'inchiesta sull'induzione al suicidio di Giuseppe Ghirardini, richiesta alla quale i famigliari si sono opposti: ora si attende la fissazione della nuova udienza. Marco Martani, avvocato generale e già procuratore generale reggente, ritiene che non c'è la prova che qualcuno abbia spinto l’ex operaio della Fonderia Bozzoli a togliersi la vita “non può essere escluso con certezza che possa essersi suicidato in piena autonomia a causa del grave turbamento interiore relativo a quanto accaduto a Mario Bozzoli con il quale era legato fin dall’infanzia”, ha scritto Martani nella motivazione della richiesta della prima archiviazione sulla morte di Ghirardini. Lo scorso gennaio la Giudice per le indagini preliminari, Elena Stefana, aveva disposto nuove indagini. Quindi la Procura generale ha riascoltato Oscar Maggi e altri operai presenti nella fonderia di Marcheno da cui Mario Bozzoli era scomparso attorno alle 19.15 di mercoledì 8 ottobre 2015. Non era rientrato in Italia il senegalese Abu, operaio della fonderia, all'inizio accusato di aver fatto sparire Bozzoli, quindi scagionato; Abu si era presentato all’ultima udienza del processo Bozzoli lo scorso 13 ottobre. Nel fascicolo aperto per istigazione al suicidio risultano indagati Alex e Giacomo Bozzoli, nipoti dell’imprenditore scomparso. L'accusa aveva prospettato che i due fratelli fossero intervenuti psicologicamente su Ghirardini spingendolo al gesto estremo. Ma sta di fatto che difettano testimonianze, esiti di intercettazione, risultanze di tabulati telefonici, filmati o servizi di osservazione, controllo e pedinamento che tratteggino incontri finalizzati ad esercitare pressioni o a instillare in modo subdolo un proponimento mortale, come aveva scritto il Gip Stefana quando rigettò la prima richiesta di archiviazione. Giuseppe Ghirardini era presente in fonderia la sera della scomparsa di Mario Bozzoli; il giorno successivo, giovedì, aveva annunciato che sarebbe andato ma caccia, ma non ha più fatto rientro a casa. Il suo corpo senza vita è stato trovato domenica 18 ottobre, senza vita, sotto un abete accanto al torrente Arcanello alle case di Viso. L'autopsia aveva poi dimostrato che nel suo stomaco vi era una capsula di cianuro, del tipo di quelle usate come esche avvelenate per cani randagi. La Procura generale, nella ricostruzione dei fatti, scrive che allo stato attuale è «Impossibile stabilire in che modo Alex e Giacomo Bozzoli avrebbero fatto pressione su Ghirardini», inducendolo quindi al suicidio. Intanto cresca l'attesa per la nuova udienza del processo sulla morte di Mario Bozzoli, fissata per mercoledì prossimo davanti alla Corte d’Assise presieduta da Roberto Spanò. Giacomo Bozzoli, unico accusato di omicidio volontario e distruzione di cadavere, risponderà alle domande dei suoi legali, della Corte e dell’Accusa rappresentata dal procuratore aggiunto Silvio Bonfigli e dall’Avvocato generale Marco Martani. Tra i testimoni è attesa Jessica Gambarini, la ex di Giacomo ritenuta dagli inquirenti il teste chiave. La donna, poche ore dopo la scomparsa di Mario Bozzoli, riferì ai carabinieri di un presunto piano omicida che Giacomo le avrebbe riferito anni prima.
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