CONDANNATO PER FALSE FATTURE
Era stato pizzicato all’aeroporto di Malpensa nel luglio del 2020, mentre rientrava in Italia, al termine del lockdown per l’emergenza Covid. Era in quell’occasione che avveniva l’arresto per dichiarazioni fraudolente legate all’attività nel settore tessile, di un 59enne imprenditore tessile di nazionalità cinese, da oltre 20 anni in Italia, residente a Leffe e già noto per precedenti frodi fi- scali. Dopo la condanna a tre anni di reclusione in primo grado del gennaio di quest’anno emessa dal Gup del Tribunale di Bergamo, la Corte d’appello di Brescia ha confermato la condanna riducendo leggermente la pena in virtù della concessione delle attenuanti a due anni, quattro mesi e venti giorni di reclusione, una parte dei quali già scontata in carce- re e ai domiciliari. L’uomo sarebbe accusato di false fatturazioni per un milione 715mila euro e Iva per 377mila euro nel business della biancheria della casa rivolto alla produzione conto-terzi per realtà della Valgandino attraverso due ditte individuali, succedutesi nel laboratorio di Leffe e supportate da una terza realtà, con sede a Milano. Con lui nei guai erano finiti anche due prestanomi cinesi di 47 e 44 anni, entrambi denunciati ma re- sisi irreperibili. A loro l’imprenditore cinese di Leffe aveva intestato i laboratori per sfuggire ai controlli fiscali. Le indagini relative al periodo 2014-2019 avevano visto in prima linea i militari della tenenza delle fiamme gialle di Clusone, guidati dal luogotenente Stefano Slavazza. A contribuire al lavoro degli inquirenti erano stati i clienti delle ditte dell’imprenditore cinese condannato. Tra l’altro, l’imprenditore, in alcune occasioni era stato protagonista di volontari allontanamenti in violazione degli arresti domiciliari da parte dei carabinieri di Gandino e di conseguenza il Gip di Bergamo aveva aggravato la misura nei suoi confronti con misura cautelare da scontare in cella.
Commenti
Nessun commento è stato ancora pubblicato.
Condividi la tua opinione qui sotto!