TORNA LIBERO IL SINDACO DI BERZO DEMO

Gianbattista Bernardi, agli arresti domiciliari dal 23 febbraio per una vicenda di appalti "pilotati" nel comune di Berzo Demo, nell'interrogatorio di garanzia davanti al Gip di Brescia di questo mercoledì 2 marzo ha raccontato la propria verità e ha chiesto la revoca della misura dei domiciliari. Intanto ha annunciato di essersi dimesso dalla carica di sindaco per facilitare il percorso giudiziario, in quanto in questo modo non avrebbe più accesso agli atti del Comune, evitando quindi l'ipotesi avanzata dall'accusa di possibile reiterazione del reato contestato di presunti appalti pilotati. Con lui era finito ai domiciliari anche il responsabile del servizio del settore tecnico manutentivo e patrimonio di Berzo Demo, con n'accusa di turbata libertà degli incanti e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. I due erano ai domiciliari mentre altre tre persone sono indagate a piede libero nell'ambito della stessa inchiesta. Davanti al Gip il responsabile del Servizio settore tecnico ha fatto dichiarazioni spontanee scritte e non ha chiesto misure alternative; entrambi si sono dichiarati estranei ai fatti contestati. L’attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Brescia e condotta dai militari della Compagnia dei Carabinieri di Breno, ha visto come indagati alcuni rappresentanti dell’amministrazione comunale di Berzo Demo, avviata a febbraio del 2021, si era conclusa nel successivo mese di giugno con l'indagine in stato di libertà cinque persone, presunte responsabili della manipolazione di operazioni legate all’aggiudicazione di appalti pubblici gestiti dal Comune di Berzo Demo. Le indagini dei Carabinieri, con intercettazioni telefoniche e ambientali ma soprattutto attraverso l’analisi di numerosi documenti amministrativi, hanno consentito di accertare presunte irregolarità nella gestione delle gare di appalto e nell’assegnazione dei lavori. Tre in particolare gli appalti contestati del valore di qualche decina di migliaia di euro: per i servizi di pulizia degli immobili comunali, dell'affidamento della videosorveglianza, e per la fornitura di materiale edile, affidata con procedura negoziata ad un’unica ditta di Saviore dell'Adamello, mentre in realtà i materiali sarebbero stati forniti al comune dall’azienda di famiglia della quale Gianbattista Bernardi risulta socio al 45%. Tali irregolarità sarebbero state registrate per i servizi di fornitura relativi ai periodi 2018-19 e 2020-22. Gli altri tre indagati sono il commerciante di Saviore, un componente della Centrale unica degli appalti dell'area vasta e il segretario comunale. Nell'pudienza di ieri il giudice ha sostituito la misura degli arresti domiciliari per Bernardi con l’obbligo di presentazione ai carabinieri. Mentre la giustizia fa il suo corso e le indagini proseguono, dopo le dimissioni di Gianbattista Bernardi è attesa da parte della Prefettura la nomina del Commissario che traghetterà il comune fino alle prossime elezioni amministrative.

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