CASO YARA: NUOVI INTERROGATIVI SUL DNA
Nuovo capitolo e ancora interrogativi sulla conservazione dei campioni di Dna di Massimo Bossetti, il carpentiere di Mapello condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio. Giorgio Casari, genetista dell’ospedale San Raffaele di Milano, durante la trasmissione Iceberg di Telelombardia, riferendosi alla conservazione dei campioni di DNA ha affermato: “Quando i Carabinieri sono venuti al San Raffaele per prelevare i 54 campioni di DNA io glieli ho consegnati congelati all’interno di un contenitore di polistirolo. Era stato messo del ghiaccio secco, la raccomandazione era quella di consegnarli. Di solito il DNA viene sempre mantenuto al freddo, mi sembrava che le informazioni che avevo dato fossero abbastanza standard. Il contenitore era di polistirolo, lo utilizziamo così come facciamo normalmente per spedire il DNA. Il ghiaccio secco dura il tempo del viaggio, può resistere per circa 24 ore. Da quando prelevano i reperti dal San Raffaele a quando arrivano all’ufficio corpi di reato del Tribunale di Bergamo sarebbe passato qualche giorno… Dal San Raffaele a Bergamo ci vuole un’ora. Non so quando sono stati consegnati. Io quello che avevo fatto era di dire come dovevano essere conservati in quel momento”. Secondo Agostino Comi, cognato di Massimo Bossetti, si trattava di un "dna che fin dall'inizio han detto tutti i più esperti che c'era qualcosa che non andava. Per noi il colpevole non è lui. Cioè lo sappiamo già dall'inizio. Lui è stato preso punto e basta. Potevo essere anch'io, poteva essere chiunque altro perché secondo me è stata una cosa studiata a tavolino già dall'inizio. Massimo è una persona normalissima, che non ha amici influenti o potenti. È un lavoratore, non è ricco, diciamo così, il colpevole ideale. Uno dei tanti che passava a fianco alla palestra. Passavo anch'io da lì in quel periodo per cui potevo benissimo essere anch'io”.
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