OMICIDIO DI ENTRATICO, ASSOLUZIONE DA ANNULLARE
Il pm Carmen Santoro chiede alla Corte d’appello di riformare la sentenza di assoluzione pronunciata con formula dubitativa a ottobre dalla Corte d’assise di Bergamo nei confronti di due indiani residenti a Casazza, Surinder Pal, 59 anni, e Mandip Sungh, 39, entrambi dipendenti di Cosimo Errico, l’insegnante 58enne dell’Istituto Natta ucciso il 23 ottobre 2018 nella sua cascina didattica a Entratico. Pal, era accusato dell’omicidio (24 anni la richiesta di condanna, scarcerato dopo la sentenza); Singh, di favoreggiamento. Per il pm la Corte d’assise ha dato “una lettura del tutto parziale dei numerosi elementi indiziari, degradati a meri sospetti”, mentre secondo l’accusa, se collegati, “assumono l’efficacia dimostrativa della prova”. Secondo gli inquirenti, Pal, con problemi di alcol e dedito a furtarelli, quel giorno, concluso il lavoro, si era avviato verso casa in sella alla propria bici, per poi tornare in cascina a caccia di denaro, una scolaresca in visita la mattina aveva versato 632 euro in contanti, mai trovati. Qui sarebbe stato scoperto da Errico e l’avrebbe aggredito, colpendolo con il coltello e dandogli fuoco mentre era agonizzante. Poi Pal sarebbe tornato a casa. Il pm in appello evidenzia l’importanza dei lettori targhe situati in prossimità della cascina, dalla cui analisi arriva a sostenere che “il soggetto che ha commesso l’omicidio non era arrivato sul posto con un veicolo”. Inoltre, l’assassino “aveva completa dimestichezza con il luogo”, perché ha saputo prima trovare nel caotico magazzino la benzina con cui cospargere il corpo del prof e poi l’interruttore del quadro elettrico generale per spegnere le luci, sistemato in un punto che solo chi frequentava spesso la cascina poteva conoscere e ancora l’impronta della suola insanguinata, trovata accanto al cadavere. Sul pavimento era impressa la lettera C che riconduce a una scarpa marca Carrera, modello Jeans & Co, numero 42/43, mai ritrovata. Due i modelli venduti in Bergamasca, uno dei quali alla moglie di Errico, che le aveva acquistate per il marito . Il quale era solito - ha specificato la donna – “regalare indumenti e scarpe ai dipendenti, in particolare a Singh e Pal”. La consorte aveva inoltre confermato il numero 42/43. Ma questi dettagli, scrive il pm, “non sono stati tenuti in alcuna considerazione dalla Corte”. E ancora: le frasi fra Pal e Singh captate sul bus che, dopo l’interrogatorio al comando provinciale dei carabinieri, li riportava a Casazza, pronunciate in uno dei dialetti, tra cui: “È stata tutta colpa tua... l’hai ucciso... non dovevi uccidere”. Per il pm, di fronte a tali dubbi, i giudici avrebbero dovuto disporre una nuova perizia. Ed è ciò che chiede ora alla Corte d’assise d’appello.
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