ASSOLTO IL SINDACO DI PASPARDO
Assolto con formula piena dal giudice monocratico del tribunale di Brescia Ernesto Maria Maccà, dell‘accusa di turbativa d’asta perché “Il fatto non sussiste”, si legge nel dispositivo della sentenza. Fabio De Pedro, rieletto sindaco di Paspardo nella recente tornata elettorale amministrativa, è finalmente libero anche per la legge, oltre che per il giudizio che i suoi concittadini avevano espresso a suo tempo, riconfermandolo di recente alla carica di primo cittadino. I fatti imputati a Fabio de Pedro risalgono al 2018, quando a Paspardo vennero appaltate le opere per la riqualificazione energetica del municipio. Un intervento che costò 250mila euro alle casse comunali, che, secondo la Procura di Brescia, erano stati “affidati ad imprenditori amici del sindaco e della giunta, in violazione delle norme sull’affidamento delle opere pubbliche”, come si leggeva nel dispositivo di accusa. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, coordinati dal Pm Ambrogio Cassiani, per evitare di procedere ad un bando di gara europeo, venne spacchettato l’intervento in più lotti differenti per importi inferiori a 40mila euro prima di procedere all’affidamento delle gare, che così potevano essere affidati singolarmente. Infatti, oltre la soglie dai 40mila euro sarebbe scattato il bando europeo e la partecipazione dei partecipanti si sarebbe allargata. La difesa del sindaco Fabio De Pedro e dei componenti della Giunta coinvolti ha sostenuto che nel caso citato era stata applicata la normativa sugli appalti. Al termine della discussione il Pm Antonio Bassolino ha chiesto l’assoluzione nei confronti di Fabio De Pedro ed ora, a distanza di quasi quattro anni dai fatti, il giudice Maccà ha assolto con formula piena Fabio De Pedro. Nel frattempo De Pedro era stato anche posti agli arresti domiciliari e per lui erano trascorsi mesi molto difficili. Allo stesso modo sono stati assolti anche due consiglieri comunali coinvolti, in misura minore, nella vicenda. A Paspardo si respira un'aria di piena soddisfazione per la sentenza del Tribunale di Brescia.
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