FRODI FISCALI, SGOMINATA ORGANIZZAZIONE

Bancarotta fraudolenta, riciclaggio ed auto-riciclaggio. Con queste accuse sono finite in carcere o ai domiciliari sette persone, 22 risultano indagate ed è in corso il sequestro di beni per oltre 162 milioni di euro. Le misure cautelari sono state eseguite nella mattinata di questo 9 febbraio dai carabinieri del Gruppo Tutela Lavoro e dai finanzieri del comando provinciale della guardia di finanza di Milano. L'inchiesta che ha portato alla luce i loschi traffici di un'associazione a delinquere, ha diramazioni anche nella provincia di Brescia. Le indagini sono partite nel 2016 in seguito ad un'ispezione in un cantiere edile del pavese e nel 2017 erano già state eseguite perquisizioni e sequestri nei confronti di sei indagati dopo che a Palazzolo sull'Oglio era stata intercettata un'auto dove gli investigatori avevano trovato – nascosti nel vano motore – 770 mila euro in contanti provento dell'attività di riciclaggio, soldi da poco ritirati da una banca croata per farli rientrare illegalmente in Italia. Uno degli indagati era finito in carcere poiché trovato in possesso di due pistole calibro 7,65 con matricole abrase. La mente dell'organizzazione era il commercialista di una serie di società edili che mensilmente portavano in compensazione i contributi assicurativi e previdenziali della manodopera vantando crediti di imposta risultati inesistenti. Sarebbero state accertate indebite compensazioni previdenziali per almeno 59 milioni di euro con inisistenti crediti IVA, IRES e IRAP, reati fiscali (dichiarazioni infedeli, evasioni dell'IVA, mancati versamenti) per altri 58 milioni, riciclaggi per oltre 73 milioni di euro e bancarotta fraudolenta con una distrazione complessiva di quasi 100 milioni ed un debito con l'erario di 173 milioni. Il sistema di frode era ben organizzato: i crediti di imposta inesistenti venivano compensati grazie a fittizi contratti di appalto/subappalto, attraverso la creazione di società a responsabilità limitata intestate e prestanomi, non operative per avendo fino a oltre 200 dipendenti. Ogni settimana il denaro illecitamente accantonato veniva trasferito su conti esteri (soprattutto croati) e poi, attraverso il sistema dei cosiddetti "spalloni" prelevato e riportato in Italia in contanti nascoso in doppi fondi di auto, come dimostrato grazie all'intercettazione dell'auto con doppio fondo fermata a Palazzolo sull'Oglio.

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