SETTORE EDILE IN ALLARME

Si rischia di vanificare tutto ciò che fino ad oggi, grazie al superbonus e ai bonus edilizi, è stato fatto. Anzi, la brusca frenata imposta dal Governo all'acquisto dei crediti fiscali legati ai lavori di ristrutturaizone anche da parte degli enti pubblici, rischia di gettare il settore dell'edilizia, e con esso migliaia di famiglie e di imprese, in una situazione di crisi più pesante del 2008. La pensano allo stesso modo i sindacati e le assiciazioni di categoria che rappresentano il sistema edile bresciano e bergamasco. Quello che il nuovo ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti ha deciso, a sorpresa, subito dopo le elezioni regionali e con un'integrazione all'ordine del giorno del Consiglio dei Ministri, per mettere in sicurezza i conti pubblici, è di bloccare la cessione del credito o lo sconto in fattura per i nuovi interventi edilizi, per i quali resta solo la strada della detrazione d'imposta, e di bloccare anche la possibilità data agli enti pubblici, di acquistare i crediti incagliati, crediti derivanti dai bonus edilizi, strada che Comuni e Regioni avevano intrapreso per salvare le imprese dal tracollo e far procedere i lavori di riqualificazione energetica essenziali per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità che l'Europa rende obbligatorio raggiungere entro il 2050. Saranno quindi bloccate le operazioni con titolo abilitativo non presentato alla data del 16 febbraio. Quindi lo stop non riguarda chi ha già iniziato i lavoro pagando alcune fatture o chi non ha ancora iniziato i lavori, ma ha depositato la Cilas entro il 16 febbraio, anche se il fatto di aver diritto alla cessione non garantisce automaticamente che si troverà una banca disposta a ritirare il credito. Lo brusca frenata del Governo ha gettato nel coas il settore edile e tutta la filiera e per lunedì è già in calendario un incontro a Palazzo Chigi con le associazioni di categoria che chiedevano un confronto per rivedere insieme la norma; un incontro quindi ora tardivo, a decisioni prese – lamentano i sindacati che all'indomani dello stop improvviso hanno fatto richiesta di cassa integrazione per centinanaia di lavoratori. Intanto si moltiplicano gli allarmi dei sindacati anche nelle nostre province: il settore, in provincia di Brescia, conta oggi 27 mila lavoratori iscritti alla Cassa edile, ai quali bisogna aggiungere tutte le imprese dell'indotto. Anche Confartigianato sperava in una soluzione che risolvesse il problema dei crediti incagliati, e non in una scappatoia, che ora penalizza le tante imprese che, sulla base delle norme sinora vigenti, hanno effettuato investimenti ed assunzioni nella prospettiva, di primi accordi con i committenti, di poter continuare ad operare garantendo lo sconto in fattura. A nostro parere – afferma anche la categoria degli Architetti, cui i cittadini si sono rivolti e che ora temono contenziosi e contestazioni - era necessario valutare la cessione del credito in altro modo, per esempio tra soggetti sottoposti alla vigilanza della Banca d’Italia o con un sistema di rimborsi scalato nel tempo che avrebbe consentito anche controlli più tempestivi ed, essendo orientato su archi temporali più ampi, anche di evitare rincari dei costi dovuti alla strozzatura delle disponibilità di risorse materiali ed umane.

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