NOVE ANNI PER L'OMICIDIO DEL CUGINO
Voleva ucciderlo e lo ha fatto sferrandogli 90 violente martellate. Non poteva non aver preso in considerazione l’ipotesi che potesse procurargli il decesso. Queste in sintesi le motivazioni che hanno portato la Corte d’assise del Tribunale di Bergamo a condannare Eliana Mascheretti, ingegnere di 61 anni, a 9 anni e 4 mesi per l’omicidio volontario del cugino Giuliano, con il quale conviveva nella casa di via Camozzi a Pedrengo. I fatti risalgono al 2020, quando la donna decise di prendersi cura del 73enne ipovedente e bisognoso di assistenza, tanto da decidere di ospitarlo in casa. Inizialmente i due andavano d’accordo, si volevano bene e avevano diversi interessi in comune. Ma con il tempo i rapporti avevano iniziato ad incrinarsi. Il 20 dicembre 2020 la situazione è degenerata in omicidio. Quella sera i due avevano discusso pesantemente, per futili motivi. Lei, provata anche da liti precedenti, si diresse in cucina e afferrato un martello colpì ripetutamente il cugino nel bagno dell’appartamento. Un’aggressione durata diversi minuti: novanta martellate sulla testa, e in varie parti del corpo, tanto da rompere l’arma del delitto. Giuliano però non morì subito. La cugina lo aiutò a lavarsi e lo mise a letto. Mascheretti, a causa delle botte, ebbe un rigurgito che lo soffocò. All’imputata è stata riconosciuta la parziale capacità di intendere e di volere al momento dell’aggressione con conseguente pericolosità sociale. La sentenza la condanna a 9 anni e 4 mesi per omicidio volontario non premeditato, con l’aggravante della convivenza, e il riconoscimento delle attenuanti del vizio parziale di mente, concedendole la libertà vigilata per tre anni con obbligo di aderire al progetto terapeutico elaborato dal Centro Psico Sociale.
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