MANCA IL 60% DELL'ACQUA

In Lombardia mancano oltre 2 miliardi di metri cubi di acqua. Le acque accumulate sono circa il 60% in meno rispetto alla media di queste periodo, erano il 40% circa in meno l’anno scorso. E le previsioni meteo non annunciano, almeno a breve, l’arrivo delle piogge di primavera. Il punto della situazione è stato fatto questo venerdì 3 marzo dal presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana che ha riunito al tavolo le istituzioni e i rappresentanti degli utilizzatori delle acque. Tutti gli attori presenti, sia i gestori di bacino che quelli idroelettrici, compresa Terna (gestore nazionale del sistema elettrico) hanno espresso la disponibilità a una gestione coordinata degli invasi alpini e dei laghi per fronteggiare la crisi idrica. "Purtroppo - ha commentato Fontana - le scarsissime precipitazioni nevose, unite all'incremento della temperatura, non hanno consentito di recuperare il deficit, ma fortunatamente la regolazione attuata mediante una politica 'cautelativa' di limitazione delle erogazioni, proposta già a dicembre e richiesta formalmente a inizio febbraio, ha consentito di mantenere complessivamente le risorse stoccate nei laghi". "Si è quindi deciso - ha detto ancora - di proseguire con la gestione 'cautelativa' della risorsa e prepararsi alla gestione delle acque nel corso della stagione irrigua. Verranno inoltre emanate direttive regionali per l'attivazione di licenze di attingimento da acque superficiali in condizioni di crisi idrica, nonché una disciplina specifica per concedere attingimenti di acque da cava. Sarà inoltre avviata una regolamentazione delle nuove concessioni di pozzi, sulla base della risorsa effettivamente disponibile". Le associazioni degli agricoltori chiedono di ridurre il deflusso minimo vitale per trattenere più acqua possibile negli invasi in vista della prossima stagione irrigua, è inoltre necessario semplificare la burocrazia per realizzare ad esempio i pozzi, intervenire sui 42 mila chilometri di rete idrica lombarda che perde il 50% dell’acqua lungo il suo percorso, e poi c’è il grande tema della bacinizzazione del Po che permetterebbe di accumulare scorte preziose. E’ stato sottolineato anche come, il deficit relativo alle precipitazioni nevose sia ancora più grave rispetto a quello idrico, attestandosi addirittura a quota – 69,3%. Per questo non è plausibile puntare soprattutto su bacini e cave dismesse per aumentare le opportunità di stoccaggio dell’acqua, ma occurre ‘lavorare’ sui grandi laghi, innalzando ulteriormente gli sbarramenti. Senza però trascurare un altro dato di fatto oggettivo: attorno alla gestione ed all’utilizzo dell’acqua esistono interessi legittimi ma comunque non convergenti anche a livello territoriali, agricoltura, produzione idroelettrica, turismo. Importante il coordinamento tra Regione e Stato, ovvero con il commissario nazionale chiamato a coordinare la cabina di regia del Tavolo interministeriale sulla siccità, che la premier Meloni ha attivato nei giorni scorsi, su richiesta di Regione Lombardia, che prevede tra le altre cose una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sull’uso responsabile dell’acqua. Il Governo con la Deliberazione del Consiglio dei Ministri del 28 dicembre 2022, ha prorogato lo stato di emergenza per la mancanza d’acqua per la Lombardia e sarà valido fino al 31 dicembre di quest'anno. Solo allora sarà possibile, per chi come gli agricoltori stanno pagando il prezzo più alto della siccità, richiedere lo stato di calamità, che viene concesso solo nel momento in cui si registrano i danni dei raccolti. L’emergenza riguarda soprattutto il nord ma interessa anche tutta l’Italia e diversi Paesi Europei sotto la morsa di una siccità che risale al 2021 e che le precipitazioni dell’ultimo periodo non sono ancora riuscite a colmare. Uno sblocco a livello meteo potrebbe avvenire solo verso la fine di Marzo quando la ripresa del flusso instabile in discesa dal Nord Europa potrebbe innescare fasi di maltempo, con il rischio che possa all'improvviso cadere la pioggia che non è scesa negli ultimi mesi, innescando pericolose alluvioni e frane. Una situazione sempre meno emergenziale e sempre più strutturale; a fronte della quale serve anche una robusta e realistica politica di adattamento ai cambiamenti climatici.

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