DOPO IL COVID A BERGAMO È RECORD DI DECESSI
I dati 2022 sulla mortalità in bergamasca parlano chiaro: +14% rispetto alla media 2015-2019. Dopo l’esplosione del numero dei decessi nel 2020 e dopo un prevedibile sostanziale riallineamento ai valori pre-Covid nel 2021, il 2022 ha registrato una preoccupante impennata. Più che giustificata la preoccupazione del sindacato pensionati SPI-CGIL di Bergamo. La provincia orobica infatti, ha il primato dell’incremento di mortalità (rispetto alla media 2015-2019) non soltanto rispetto alla media regionale ma anche nel confronto con tutte le altre province lombarde, Milano compresa. Si tratta con 11.641 decessi del 14,18% in più, contro il 13,17% di Milano (35.315 decessi). “Non è compito nostro (non ne avremmo le competenze) fornire una spiegazione o dare una lettura scientifica a questo fenomeno ma riteniamo utile, precisa il sindacato, segnalarlo ai decisori politici, dopo che gli organismi scientifici, a cui si deve sempre fare riferimento, lo hanno già rilevato. Lo facciamo sulla base di alcune considerazioni. In primo luogo, dopo aver fronteggiato e contenuto con le campagne vaccinali, la ricerca e la prevenzione gli effetti della pandemia, non possiamo proprio adesso abbassare la guardia. Le ambiguità del governo sono, secondo noi, correlate con il vistoso rallentamento delle adesioni, anche nelle persone fragili e quindi più esposte agli effetti del Covid. In secondo luogo temiamo che i vistosi ritardi, le infinite liste d’attesa, il naufragare di una politica sanitaria territoriale e l’abbandono delle politiche di prevenzione potrebbero essere concause di questo rigurgito del livello di mortalità”. Un segnale incoraggiante arriva dagli ultimi dati Istat del 17 marzo, relativi ai primi due mesi dell’anno su scala nazionale e regionale e a gennaio su scala provinciale, la tendenza all’innalzamento del tasso di mortalità sembra subire una positiva inversione. Bisognerà però aspettare qualche tempo ancora per capire se il trend diventerà strutturale.
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