ANNEGÒ LA MOGLIE, CHIESTI 22 ANNI DI CARCERE
La pm Carmen Santoro ha chiesto la condanna a 22 anni di reclusione per Carlo Fumagalli, che il 19 aprile dello scorso anno uccise la compagna Romina Vento, che voleva lasciarlo, lanciando l’auto nell’Adda per poi annegarla, L’aggravante del rapporto di convivenza è stato considerato in equivalenza con le attenuanti generiche. L’uomo ha infatti collaborato, confessando quanto commesso. Fumagalli si è reso conto di quanto ha fatto, ha rilevato l’accusa. Gli avvocati delle parti civili della mamma, il fratello e i figli minori della coppia - hanno evidenziato, il dolore dei loro assistiti, che li accompagnerà per tutta la vita. Dai banchi della difesa, gli avvocati hanno parlato di un uomo che “non merita l’ergastolo”. Già il giorno dopo Fumagalli decise di parlare davanti alla pm, sebbene potesse avvalersi della facoltà di non rispondere, e lo fece anche davanti al Gip. Ammise di aver spinto Romina sott’acqua, e il movente: non accettava la fine della relazione. Ancora adesso non si capacita di ciò che ha commesso: “Come ho fatto a fare questo a lei, ai miei figli, ai parenti. Non ho attenuanti”, le parole di Fumagalli, ricordate in aula dalla pm. Ma si parla anche di riabilitazione, di funzione rieducativa della pena. E della sua unica preoccupazione per il futuro: “Potrò mai riallacciare i rapporti con i miei figli, i parenti?”, si chiede, non si perdona il dolore che ha causato a loro, alla mamma e al fratello di Romina”. In aula ci sono anche la madre di Carlo e il figlio avuto dalla prima moglie. Anche il loro dolore è palpabile. Finita l’udienza, l’anziana ha un momento per avvicinarsi al figlio. Un abbraccio, prima di prendergli il viso tra le mani e guardarsi negli occhi. Il presidente ha evidenziato come l’udienza, durata poco più di un’ora, sia stata caratterizzata dalla pacatezza dei toni delle parti. Eventuali repliche, e sentenza, il 30 maggio.
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