STEFANIA UCCISA PROBABILMENTE PER IL CAPANNONE

Siamo tornati con le nostre telecamere in via XI Febbraio a Mapello, la dove un capannone, fa da divisoria alla villetta, al cui interno Stefania Rota è stata trovata morta ad oltre un mese dal decesso e l’abitazione del suo assassino. Una zona in cui traffico scorre abbastanza velocemente e dove ancora ieri i carabinieri sono tornati per fare nuovi sopralluoghi, proprio mentre Ivano Perico, il 61enne finito in carcere per omicidio volontario, sceglieva di avvalersi della facoltà di non rispondere nel corso dell’interrogatorio di garanzia in carcere, cui ha partecipato anche il pm Letizia Ruggeri. All’origine del delitto potrebbero esserci questioni legate al capannone che divide le villette di vittima e assassino. Lo stabile, una vecchia officina dove il padre di Stefania, Giuseppe lavorava come fabbro, negli ultimi anni è stato affittato da Stefania ad una ditta edile che lo utilizza come deposito. Insomma, pare una contesa sui confini delle rispettive proprietà, che per lungo tempo è rimasta sopita ed esplosa recentemente, all’origine del litigio dell’11 febbraio scorso, al culmine del quale il cugino ha perso la testa e ha aggredito la donna nell’abitazione di quest’ultima. “Personalità violenta e pericolosa per l’incolumità altrui”, scrive il gip Massimiliano Magliacani nell’ordinanza di custodia cautelare. Non è un mostro, confida chi lo conosce bene, solo un uomo che, dopo una vita brillante e qualche rovescio finanziario, ultimamente era depresso e usciva poco di casa. E che l’11 febbraio, nel pieno di una lite, non è riuscito a dominare i propri istinti. “Nei prossimi giorni approfondiremo la questione e valuteremo la strategia difensiva”, si limitano a dichiarare gli avvocati di fiducia Stefania Battistelli e Piero Pasini, che oggi hanno fatto ritorno in via Gleno per confrontarsi col proprio assistito. Il 61enne adesso come adesso è troppo provato e poco lucido per sostenere un interrogatorio che si annuncia come una confessione torrenziale. Probabile che più avanti chieda di essere sentito dal pm. Perico ha già ammesso le proprie responsabilità al momento dell’arresto e lo raccontano come desideroso di ricostruire anche davanti al magistrato per liberarsi di tutto ciò che s’è tenuto dentro dall’11 febbraio. Il giorno in cui ha iniziato la sua nuova vita da omicida, tentando invano di far finta che tutto fosse come prima, mentre lì accanto, oltre il capannone della discordia, la villetta della cugina cominciava a custodire un mistero la cui soluzione stava scritta nel diario della vittima.

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