CHIESTO L'ERGASTOLO PER LA MORTE DI CAROL

L'11 marzo 2022 Davide Fontana, ex-bancario milanese, uccideva e faceva a pezzi il corpo di Carol Maltesi, giovane attrice hard 26enne, con cui aveva avuto una relazione; il corpo della donna venne ritrovato domenica 22 marzo, fatta a pezzi e nascosto in voluminosi sacchi neri, in una scarpata a fianco della provinciale 5 che da Paline di Borno conduce e Dezzo di Scalve. Dopo una serie accurata di indagini, coordinate dal Capitano dei Carabinieri di Breno Filiberto Rosano, dei Racabinlieri di Rescaldina e di quelli del Comando provinciale di Brescia, venne arrestato Davide Fontana, all'epoca 43enne, con la pesante accusa di omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere con successiva distruzione. Nel processo in corso a Busto Arsizio il pm Carlo Alberto Lafiandra ha chiesto l'ergastolo con isolamento diurno per due anni per Davide Fontana, oggi 44enne, reo confesso dell'omicidio di Carol Maltesi. Il pm ha inoltre chiesto un risarcimento di due milioni di euro per il figlio della donna e 500.000 euro a testa per il padre e la madre della giovane. Il 13 ottobre 2022 il GUP di Busto Arsizio, nel cui tribunale si sta svolgendo il processo, aveva rigettato la domanda di rito abbreviato avanzata dalla difesa di Fontana, che avrebbe così ottenuto la riduzione della pena di un terzo. Davide Fontana, dopo aver ucciso la giovane, ne aveva fatto a pezzi il cadavere conservando i resti in un congelatore, per poi disfarsene in un dirupo a Paline, a lato della provinciale 5, che collega la Val di Scalve alla Valle Camonica. L'imputato avrebbe assassinato la ragazza mentre giravano un video hard estremo. Lei e l'omicida avevano avuto in passato una relazione e avevano continuato a girare occasionalmente dei video porno e, proprio nel corso di una scena, Fontana colpì prima Carol alla testa con un martello, poi la finì alla gola con un coltello, conservando le parti del corpo di dopo averlo dissezionata. Aveva anche tentato di bruciarne i resti mentre si trovava in un bed and breakfast in una zona isolata, senza però riuscire nell'intento. Aveva così deciso di chiudere i resti in sacchi di plastica, di cui si era disfatto proprio a Borno. Aveva però anche fatto finta, per qualche settimana di essere CArol, rispondendo ad amici e parenti tramite messaggi dal suo cellulare. Solo quando era stato messo alle strette dagli investigatori, condotto dal capitano dei CC Filiberto Rosano, aveva confessato il delitto. La prossima udienza è stata fissata il 5 giugno.

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