MARTEDI L’AUTOPSIA SUL CORPO DI DIEGO ROTA
E’ tornato il silenzio nella villetta di via Cascina Lombarda a Martinengo teatro dell’accoltellamento mortale di giovedi alle 23,30, costato la vita a Diego Rota, ad opera della moglie Caryl Menghetti. A campeggiare il sigillo apposta dai carabinieri sulla porta d’ingresso, mentre al piano interrato, i genitori della donna, il papà Sergio Mario e la mamma Jolanda, si sono chiusi in un doloroso silenzio. La figlia della coppia, di 5 anni, è stata affidata a loro, mentre Caryl è stata trasferita nel carcere di via Gleno a Bergamo, accusata di omicidio volontario, in attesa dell’interrogatorio di convalida davanti al gip, che potrebbe avvenire anche lunedi 29 gennaio. La salma di Diego Rota, si trova all’obitorio dell’Ospedale Papa Giovanni XIII° a Bergamo, a disposizione dell’autorità giudiziaria per l’autopsia che sarà eseguita, con ogni probabilità, nella giornata di martedi. Gli inquirenti sono al lavoro per ricostruire la dinamica dell’accaduto. Caryl si sarebbe avventata colpendo il marito, falegname 55enne originario di Brusaporto, con numerose coltellate, mentre la bambina dormiva nella stanza accanto. La stessa omicida ha poi avvisato la sorella che a sua volta ha chiamato il 112, mentre i genitori non si sarebbero accorti di nulla. Resta da capire quali siano le ragioni che hanno scatenato la follia omicida. Il tutto potrebbe però essere collegato allo stato di salute della donna, che la stessa mattina del dramma era stata accompagnata dal marito al Pronto soccorso dell’ospedale di Treviglio perché ripeteva frasi senza senso e deliranti, accusando l’uomo di essere implicato in un giro di pedofilia e che se così fosse stato l’avrebbe ucciso. La paziente veniva visitata e poi trasferita in Psichiatria, dove dopo il riscontro di un atteggiamento psicotico con allucinazioni e frasi insensate, veniva dimessa con una cura farmacologica.
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