OMICIDIO BONOMELLI: NON FU VOLONTARIO

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È stato il giorno delle difese nell’aula della Corte d’Assise chiamata a giudicare i quattro accusati della morte dell’imprenditore Angelo Bonomelli. Matteo Gherardi, suo padre Rodolfo, la sua compagna Jasmine Gervasoni e l’amico Omar Poretti, devono rispondere di omicidio volontario con dolo eventuale e rapina, reati aggravati dal nesso teleologico, ovvero aver ucciso per compiere la rapina, dalla somministrazione di sostanze venefiche e dai futili e abietti motivi. I difensori contestano l’imputazione e chiedono di riqualificarla in morte in conseguenza di altro reato. Gli avvocati infatti sostengono che i quattro imputati non si aspettavano certo il decesso della vittima. Angelo Bonomelli, 80 anni, venne abbandonato in auto dopo essere stato narcotizzato l’8 novembre 2022. “Matteo Gherardi aveva già usato il Rivotril per portare a termine altre rapine, quindi sapeva che l’anziano si sarebbe addormentato perché così era successo anche negli altri episodi. Ma non immaginava potesse morire”. In aula la difesa ha dimostrato come fosse impossibile versare l’intero contenuto di Rivotril nel caffè, perché, per farlo, sarebbero stati necessari, 20 minuti. “Il fatto che non abbiano allertato, nemmeno anonimamente, il 112, secondo i difensori, è indicativo del fatto che non pensavano potesse morire. Lo hanno lasciato che russava, sono tornati a controllare un paio d’ore più tardi e lo hanno trovato ancora addormentato, quindi non si sono allarmati“. Certo è che i quattro si sono approfittati della fiducia che Bonomelli riponeva in loro. Per quanto riguarda la parte civile l’avvocato Raffaella Sonzogni ha chiesto una provvisionale di 100mila euro e un risarcimento di 150mila per i due figli e per la moglie di Bonomelli, una provvisionale di 150mila euro e un risarcimento di 400mila euro per la figlia disabile dell’imprenditore. La prossima udienza è stata fissata per il 10 luglio.

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