ERGASTOLO CONFERMATO PER BOSSETTI

Quindici ore di camera di consiglio, e dopo la mezzanotte e venticinque il presidente della Corte d’Assise d’appello di Brescia Enrico Fischetti pronuncia la parola “Ergastolo”. Si conclude così il processo d'appello iniziato a Brescia il 13 marzo 2017. Massimo Bossetti, arrestato il 16 giugno 2014 con l'accusa di aver ucciso Yara Gambirasio, condannato all'ergastolo il 1 luglio 2016, è colpevole della morte della 13enne scomparsa il 26 novembre 2010 a Brembate Sopra e ritrovata senza vita in un campo di Chignolo d'Isola il 26 febbraio 2015. Durante la sua autodifesa in aula, durata circa 20 minuti, con richiamo da parte del Presidente della Corte a rimanere in tema, Bossetti aveva dichiarato «Datemi la possibilità di dimostrare che il dna trovato sugli indumenti di Yara non è il mio». Ma la Corte d’Assise d’Appello di Brescia - due giudici togati e sei popolari di cui tre uomini e tre donne- ha detto «no» ad un nuovo esame scientifico. Evidentemente è stato giudicato sufficiente il materiale a disposizione. Su tutto quelle 18 tracce, 16 sugli slip della giovane vittima e due sui leggins, riferibili al profilo genetico di Massimo Bossetti. La famiglia di Yara Gambirasio ieri non era presente in aula: a Brembate di Sopra, lontano dal clamore, attendendo la notizia dai media, che è arrivata nella notte già dalle prime agenzie di stampa, confermate dall'avvocato di famiglia Enrico Pelillo. Alle nove e quindici di lunedì 17 luglio il presidente della Corte d’Assise d’Appello di Brescia Enrico Fischetti aveva dichiarato chiuso il processo e si era ritirato in camera di consiglio, annunciano che comunque non sarebbe stata resa nota la sentenza prima delle 18.00. Bossetti ha atteso la sentenza a Canton Mombello dove è stato trasferito per evitare un doppio viaggio Bergamo-Brescia. In tribunale ieri c'era anche la moglie Marita Comi, con la sorella gemella di Massimo, Laura Letizia, e la mamma Ester Arzuffi. Con loro c'erano anche i difensori di Massimo Bossetti, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, che si sono battuti a volte con toni drammatici, per dimostrare l'infondatezza delle accuse basate su prove giudicate fuorvianti, chiedendo insistentemente la ripetizione delle analisi del dna trovato sugli indumenti di Yara. Sono presenti anche alcuni amici di Massimo, che hanno aperto anche un gruppo su Facebook, che sostengono l'innocenza di Bossetti. A mezzanotte e venticinque, in un'aula gremita, la sentenza: «La Corte d’Assise d’appello di Brescia conferma la condanna all’ergastolo per Massimo Bossetti». Subito dopo la lettura della sentenza i legali di Bossetti, Salvagni e Camporini, hanno dato per scontato il ricorso in Cassazione, dopo che avranno letto le motivazioni della Corte d'Assise d'Appello.

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