DI MALE IN PEGGIO

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I rappresentanti del Ministero della Cultura fanno spallucce dinanzi alle ricorrenti richieste dei lavoratori esterni dei parchi e dei musei archeologici della Valle Camonica che chiedono paghe dignitose. Come abbiamo più volte denunciato, questi lavoratori percepiscono fra i 5,87 e i 6,64 euro lordi all'ora. Lavorano al fianco dei dipendenti del Ministero, assunti da imprese private che, per mezzo di appalto, forniscono supporto al servizio di accoglienza e di vigilanza nei tre maggiori siti museali sul territorio camuno: Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri di Naquane, MuPRE-Museo Nazionale della preistoria della Valle Camonica e Museo Archeologico Nazionale della Valle Camonica. Questo accade a causa dell’esternalizzazione dei servizi affidati tramite appalto. Ogni due anni, ormai, i Lavoratori vengono ceduti alla subentrante e aggiudicataria impresa che puntualmente azzera diritti e conquiste guadagnati sul campo. Dopo essere stati inascoltati per anni, dopo aver organizzato diverse forme di protesta e di denuncia di questo stato di cose i lavoratori speravano che il nuovo responsabile della Direzione Regionale Musei Lombardia, Dott. Rosario Maria Anzalone, insediatosi a maggio 2024, li ricevesse ed ascoltasse le loro ragioni. Questi ha invece risposto che “non sussistono le ragioni di un incontro". I lavoratori hanno quindi redatto una nuova nota per chiedere a tutta la cittadinanza della Valli un'opinione sul tema della responsabilità del Ministero e delle istituzioni. "Siamo certi – dicono infatti i lavoratori - che nessuno di questi soggetti sordi alle nostre richieste, nelle loro comode poltrone dirigenziali, percepisca una retribuzione di poco più di cinque euro l’ora. Come siamo altrettanto sicuri che nessuno di questi dirigenti, con cui negli anni abbiamo cercato di costruire un’interlocuzione, abbia mai avuto la reale intenzione di ascoltare le istanze dei lavoratori della Valle Camonica o di assumersi la responsabilità delle proprie decisioni". Eppure è il Ministero che approva i capitolati dei contratti. E allora ancora una volta i lavoratori si chiedono: dov’è la responsabilità della stazione appaltante? Il grande patrimonio culturale italiano, di cui tutti si vantano, cosa restituisce al territorio che ha la fortuna di custodirlo? Come si può costruire valore con un lavoro sottopagato, reso invisibile, precarizzato, con contratti collettivi nazionali firmati dalle principali sigle sindacali? Questo è quanto si domandano ormai i Lavoratori e le Lavoratrici degli appalti dei siti museali e della cultura della Valle Camonica.

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