Omicidio Verzeni, Sangare inchiodato anche dal DNA

Rinvenuti residui, probabilmente di sangue e sudore, sulla canna della mountainbike di Moussa Sangare, l'uomo che ha confessato di aver accoltellato Sharon Verzeni a Terno d'Isola lo scorso mese di luglio. Poteva essere un delitto perfetto, per un mese infatti gli inquirenti brancolavano nel buio. Fino a che quella bicicletta utilizzata per uccidere Sharon e poi svanire nel nulla ha incastrato il giovane. La relazione dei reperti fatta dai biologi del Ris di Parma, parliamo di ottanta pagine di analisi genetiche. Una piccola traccia scovata sul telaio della due ruote, quella macchiolina, chiude il cerchio dell’indagine che dovrebbe portare a processo la prossima primavera. Quattro pugnalate, una al petto e tre al dorso, strappavano alla vita la 33enne estetista con un lavoro nella pasticceria di Brembate, originaria di Bottanuco e in procinto di sposarsi a Terno con l’idraulico Sergio Ruocco, uscita per fare una camminata sotto le stelle. Tutto avvenne in maniera fulminea, senza il tempo di una reazione. Un’esecuzione rapida, tale da non lasciare alcuna traccia del killer. Unica prova, dicevamo, il materiale organico isolato sul telaio della mountainbike, composto dal Dna di Sharon misto a quello di Sangare. Ora il pm si prepara a chiedere il giudizio immediato. Si va, salvo colpi di scena del tutto improbabili, direttamente in Corte d’Assise con capi d’imputazione da ergastolo.  Il giovane assassino si trova ora rinchiuso in carcere, a San Vittore, accusato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e premeditazione, potrebbe essere contestata anche la minorata difesa, visto che sorprese Sharon di spalle, di notte, mentre era sola.

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