FINE DI UN INCUBO PER LA FAMIGLIA DI SHARON

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“È stata dura, quegli sguardi della gente su di me facevano male...”, questo il commento di Sergio Ruocco, compagno di Sharon Verzeni dopo le scioccanti ammissioni fatte da Moussa Sangare, 31 anni, nato a Milano da genitori del Mali e residente a Suisio: “l’ho vista e l’ho uccisa”, ha confessato agli inquirenti. Mentre Sharon la notte del 30 luglio scorso barcollava e telefonava al 112, lui scappava in sella alla sua bicicletta verso Chignolo, come confermato dalle immagini sbiadite della telecamera che lo ha immortalato. Nel suo racconto ha spiegato di aver raggiunto la riva dell’Adda a Medolago, per liberarsi del coltello, e di un sacchetto contenente i vestiti e le scarpe che indossava insieme ad altri tre coltelli, con i quali prima della brutale aggressione, aveva minacciato due giovani di 15-16 anni. “Sharon si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato”, così ha commentato in conferenza stampa il procuratore Maria Cristina Rota. Moussa Sangare, non ha precedenti definitivi ed è incensurato, ma era già indagato dalla Procura di Bergamo per maltrattamenti nei confronti della madre e della sorella. A quest'ultima, in particolare, avrebbe puntato un coltello alle spalle.  Due giorni dopo l'omicidio aveva partecipato ad una grigliata insieme, con altri amici», ha raccontato un suo compagno di scuola. “Era un bravo ragazzo, un ragazzo normale, dice chi lo ha conosciuto, poi era andato a lavorare in Inghilterra e al ritorno era un'altra persona. Adesso è completamente 'bruciato'. Lo vedevo consumare droga qua nella via, in piazza, ovunque”. Mossa aveva collaborato musicalmente con artisti del calibro di Izi ed Ernia. Con il brano 'Scusa' nel 2016 aveva raggiunto 14 milioni di visualizzazioni su Youtube. Don Corrado Capitanio parroco di Bottanuco ha commentato: “Ora spero che diano pace alla famiglia, un po' di tregua. Il dolore della perdita di Sharon non si ripiana, ma almeno ora si potrà dare, sia alla famiglia sia all’intera comunità, la possibilità di riprendere la quotidianità”.

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