Al via il processo a Moussa Sangare

Prenderà il via il prossimo 25 febbraio in Corte d'Assise a Bergamo, il processo a carico di Moussa Sangare, reo confesso dell’omicidio di Sharon Verzeni, uccisa a coltellate in via Castegnate a Terno d’Isola, nella notte tra il 29 e 30 luglio dello scorso anno. La difesa del giovane, che rischia il carcere a vita, intende chiedere una perizia psichiatrica. La confessione fatta da Sangare ha consentito di verificare il tutto, dal coltello ritrovato sulle rive dell’Adda al Dna di Sharon isolato sulla canna della bicicletta di Mussa, elementi che fanno presagire a un processo sui cui fatti ci sarà poco da discutere in aula. Con ogni probabilità uno dei passaggi cruciali, potrebbe essere la richiesta di perizia psichiatrica ventilata dall’avvocato Giacomo Mai, che difende il giovane. La sera del delitto, Sangare dopo avere visto gli amici, era tornato a casa a prendere un coltello da cucina per mettersi in strada in cerca di una vittima a cui fare del male. ”Scusa per quello che sta per succedere”, sussurrò a Sharon, per poi sferrarle quattro coltellate mentre lei gli chiedeva “perché” e provava a scappare. Nato a Milano da una famiglia originaria del Mali, viveva a Suisio, in un appartamento occupato abusivamente dopo che la madre e la sorella l’avevano denunciato per maltrattamenti. Dagli atti non risultano problemi psichiatrici certificati. Il giorno successivo al fermo fu visitato dai medici del Papa Giovanni XXIII: “I sanitari non hanno rilevato alcuna traccia di patologia psichiatrica né remota, né recente”, si legge nell’ordinanza di convalida del fermo. Da allora è in carcere a San Vittore.

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