FOIBE, LA STORIA NON DEVE DIVIDERE

Questo sabato 17 febbraio, a distanza di una settimana dal Giorno del Ricordo, Pisogne ricorda i martiri delle Foibe, quegli italiani condotti nei campi di concentramento del regime Jugoslavo oppure infoibati, cioè gettati vivi o morti, nell foibe carsiche, dai soldati di Tito, generale comunista che più che colpire il fascismo morente in Italia, intendeva colpire l'italianità per annettere alla Joguslavia la Venezia Giulia e la Dalmazia. Dopo il trattato di pace del 10 febbraio del 1947 che faceva diventare slave quelle terre, iniziò l'esodo di 350 mila Istriani, Fiumani, Dalmati e Giuliani, profughi in fuga verso l'Italia dove vennero accolti con diffidenza. Una pagina drammatica della storia che in tempi di campagna elettorale, rischia di venire ancora oggi strumentalizzata per fini politici. Ecco che quindi il compito delle istituzioni diventa quello di costruire invece una memoria condivisa che anziché dividere riesca ad unire tutti nella lotta alla violenza, in tutte le sue forme. A testimonianza di quanto sia importante ribadire questo messaggio con forza, un episodio che si è verificato sabato sera: qualcuno ha strappato il manifesto posizionato nei pressi del monumento dedicato alle vittime delle foibe, che ritraeva una bambina fuggita da Pola insieme a 28 mila suoi compaesani che volevano restare italiani. Accanto all'amministrazione comunale di Pisogne questo sabato, gli amministratori di Sale Marasino, Marone, Artogne, Pisogne e Nuvolera, le associazioni d'arma, gli esuli, gli alpini, la banda cittadina e i ragazzi della scuola secondaria di primo grado con il sindaco dei ragazzi, che hanno aperto la sfilata e approfondito la storia.

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