RIPOSA IN PACE, IL REDUCE DI MARONE

Sabato a Marone, nella chiesa parrocchiale San Martino, si svolgeranno i funerali di Giulo Turelli. Croce al merito di guerra per la campagna di Albania, medaglia di bronzo per la Campagna di Russia, croce al merito di guerra per l'internamento in un campo di concentramento tedesco. Si è spento nella notte tra mercoledì e giovedì all'età di 104 anni.Classe 1914, falegname, entrato nell'esercito a 21 anni dopo la chiamata alle armi nel 1939, fu chiamato a combattere prima in Albania, al fianco di tenente Gnutti e di altri due compaesani, di Marone, Luigi Guerini e Amadio, poi in Russia, sul Don. Nell'ultima intervista rilasciata alla nostra emittente, nel maggio del 2017 alla scuola media di Corna, il reduce di Marone, come tutti lo conoscevano, aveva ricordato il freddo, la paura, gli amici caduti. Una lezione, le sue parole, che valevano più dei dati, numeri, fotografie e cartine usate per spiegare il viaggio delle divisioni Tridentina, di cui Giulio faceva parte, Julia, Veneta, Cunense, chiamate a combbattere nell'Armata Italiana in Russia. Ci vollero 200 convogli per portare gli alpini sul fronte lungo il fiume Don. Ce ne vollero solo 17, per portare indietro i sopravvissuti. Tra gli alpini della Tridentina, l'unica divisione che riuscì a trovare, combattendo, una via d'uscita attraverso Nilolajewka, c'era Giulio Turelli. Era soprattutto il periodo di freddo, fame e stenti patito durante la ritirata, a riempire i suoi ricordi. Non bisognava fermarsi, per non morire di freddo. Eraa sopravvissuto uccidendo gli animali che trovava, trovando ripari di fortuna. Il suo arrivo in Italia non fu facile: l'8 settembrre di 1943 venne infatti catturato e portato nel campo di concentramento e dovrà aspettare il 1945 per fare ritorno a Marone dove ha vissuta la sua vita, senza dimenticare il passato, anzi mettendo la sua esperienza al servizio delle future generazioni. Una storia che quindi continuerà ad essere raccontata e tramandata dai figli Savio e Lilly, dai sei nipoti e dai 6 pronipoti, ma non solo, da tutti coloro lo hanno incontrato. Giulio Turelli infatti, ne aveva di cose da raccontare e lo ha fatto più che poteva, soprattutto nelle scuole, per rivolgere un appello accorato ai giovani: “Basta guerra”.

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