Bienno ricorda i ribelli per amore
Era il 15 gennaio del 1945 quando Luigi Ercoli, 25enne di Bienno, si spegneva di fame, freddo e fatica, nel campo di concentramento di Melk, sottocampo di Mauthausen. Due giorni dopo, nel sottocampo di Flossenburg nei lager di Hersbruck, moriva in seguito ad un pestaggio, all’età di 29 anni Teresio Olivelli. I due giovani “Ribelli per amore”, protagonisti della Resistenza, accomunati dallo stesso coraggio, dagli stessi ideali, dalla stessa sorte, questo sabato 11 gennaio a Bienno, in vista della Giornata della Memoria, per non dimenticare quanto è costata questa democrazia e per "ripassare" gli orrori del nazismo, sono stati ricordati in un incontro organizzato dalle Fiamme Verdi, dai professori Paolo Franco Comensoli e Anselmo Palini e da una Santa Messa celebrata da Mons. Marco Domenighini e Mons. Tino Clementi. Ad ottant’anni di distanza, la morte di due giovani, poco più che ragazzi, che hanno lasciato nella loro breve vita un’impronta indelebile nella Resistenza, che si sono battuti per difendere la libertà, deve ricordare soprattutto ai giovani il valore del coraggio di difendere le proprio idee e di combattere le ingiustizie, anche a costo della vita. La comunità di Bienno, il mondo della Resistenza e le varie associazioni, non hanno mai dimenticato il giovane Luigi Ercoli, cresciuto nell’Azione Cattolica del paese, che approvvigionava di viveri, armi e vestiti i partigiani, faceva controspionaggio, diffondeva il foglio clandestino “Il Ribelle e aiutava ebrei ed ex prigionieri alleati a fuggire, fino al giorno in cui venne arrestato. Ma non è solo intitolando vie e scrivendo libri, che si vuole rendere onore alla sua memoria, bensì difendendo ciò per cui ha dato la vita. Nato nel 1916 a Bellagio, anche Teresio Olivelli era solo un ragazzo quando si arruolò nella campagna di Russia e quando venne arrestato la prima volta perché si era rifiutato di collaborare con i nazifascisti. Allora riuscì ad evadere e fu allora che si unì alla Resistenza e fondò il giornale clandestino Il Ribelle, che diffuse anche in Valle Camonica fino al ‘44 quando venne internato nei lager nazisti. Anche a lui, beatificato a 73 anni dalla morte, sono intitolate scuole, opere, strade e piazze, perché non venga dimenticato il coraggio di tutti quei “ribelli per amore”, che li definì egli stesso nella preghiera del ribelle e la forza delle parole, l’arma che Teresio Olivelli contrappose all’odio.
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