TANTI STUDENTI AL FUNERALE DEL PROF
Questo lunedi 8 ottobre è stato il giorno dell’addio a Cosimo Errico, 58 anni, il professore del Natta ucciso con 10 coltellate nella «Cascina dei fiori» a Entratico. Il rito funebre è stato celebrato alle 10, nella chiesa di Sant’Alessandro in Colonna a Bergamo. Alcuni ragazzi hanno portato dei mazzi di fiori che hanno appoggiato vicino al feretro. La moglie Gisella Borgonzoni, insegnante di scuola elementare, e il figlio Simone, studente universitario, si sono chiusi nel proprio dolore. “Desideriamo che questo commiato cristiano di Cosimo avvenga in una casa - ha detto nell’omelia monsignor Gianni Carzaniga -. Vorremmo sentirci a fianco dei suoi cari come dei familiari in una casa. In una casa c’e amore e senza arroganza e invadenza ci piacerebbe stare al fianco di Gisella e Simone”. Cosimo Errico, ricordiamo, dopo essere stato colpito con dieci coltellate si sarebbe appoggiato al muro con le mani per poi cadere a terra in una pozza di sangue. E su quel sangue i carabinieri hanno ritrovato diverse impronte di scarpe, su cui le analisi sono in pieno svolgimento per determinare il modello, la misura e ogni dettaglio che possa far risalire a un tipo di scarpa preciso. Si tratterebbe di due persone, anche se probabilmente ad aggredire il professore è stato uno solo, mentre l’altro avrebbe assistito o comunque aiutato a inscenare la folgorazione per depistare le indagini. Il corpo sarebbe caduto vicino al frigorifero e non sarebbe stato trascinato. L'arma del delitto, un coltello a lama liscia e dritta, non è ancora stata ritrovata. Il delitto sembrerebbe legato alla sua attività alla fattoria, dove al mattino riceveva le scolaresche e la sera, nei finesettimana, ospitava feste di compleanno e rave party. Attività di cui moglie e figlio non si occupavano: era solo lui a gestire la fattoria didattica e ad assumere il personale, tutti immigrati pagati molto spesso in nero, per i lavori agricoli e di pulizia. Non c’era molta documentazione, non un elenco con gli extracomunitari che lavoravano saltuariamente per lui, ma solo qualche testimonianza a indicare che c’era un giro di una decina di persone che frequentava la fattoria, tra cui alcuni richiedenti asilo ospitati al centro di Vigano. Gli inquirenti stanno lavorando per identificarli tutti, ma è difficile anche per via della scarsa collaborazione degli stessi immigrati. Appare però un dato ormai certo: il carattere autoritario di Errico che aveva litigi continui con il personale.
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