TROPPI MORTI SUL LAVORO

Dall'inizio dell'anno ad oggi in provincia di Brescia sono morte 7 persone sul lavoro. Gli ultimi due infortuni in meno di 48 ore a Berzo Inferiore – dove venerdì pomeriggio ha perso la vita un 58enne del paese che lavorata alla Bellicini – e a Brescia dove lunedì mattina un 51enne di Molinetto di Mazzano è rimasto schiacciato da una bobina al centro siderurgico bresciano. Dall'inizio dell'anno al 10 luglio in Lombardia – compresi gli infortuni in itinere – sono morte sul lavoro 757 persone. La nostra Regione guida purtroppo la classifica nazionale dei morti sul lavoro con 43 vittime già dall'inizio dell'anno ad oggi, 10 in provincia di Milano, 9 in provincia di Bergamo, 7 in provincia di Brescia dove nel 2018 si contarono in tutto l'anno 8 vittime di infortuni. E' tempo di farsi delle domande e di cominciare a mettere al centro del lavoro la sicurezza e la vita umana. Il monito, all'indomani di quanto accaduto in provincia negli ultimi giorni, non arriva solo dalle organizzazioni sindacali, ma anche dall'Associazione industriale bresciana. Gli infortuni sul lavoro - sempre gli stessi, da anni ed anni – non sono una tragica fatalità, nascono da quella diffusa cultura del profitto ad ogni costo che, sull’altare del mercato, sacrifica le persone, violando le normative poste a tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, imponendo ritmi sempre più forsennati e carichi di lavoro sempre più pesanti, ignorando gli obblighi formativi per i neoassunti e la necessità di aggiornamenti sull’abitudine alla mansione per gli operai più esperti, disprezzando il diritto alle ferie ed al riposo, sfruttando a pieno la possibilità di precarizzazione dei contratti e, quindi, della vita delle persone, attuando le più spietate politiche di riduzione dei costi. Il lavoro non è lavoro senza diritti; la politica e le istituzioni devono comprendere che la cultura della prevenzione, passa anche da un adeguato finanziamento agli organi ispettivi e che è necessario un cambio di rotta che renda concrete ed efficaci le pur numerose dichiarazioni di intenti, che i numeri dimostrano rimanere astratte. Le chiamano "morti bianche" per farle sembrare innocenti, ma più sporche di così queste morti non potrebbero essere. Così la CGIL Valle Camonica Sebino ha commentato all'indomani della morte di Felice Cere il diffuso fenomeno degli infortuni mortali sul lavoro. E neppure due giorni dopo un altro operai ha perso la vita a Brescia schiacciato da tonnellate di acciaio. Solo nelle prossime ore sarà possibile conoscere l'esatta dinamica dell'infortunio. In queste ore, intanto, la salma di Felice Cere ha fatto ritorno nella sua casa di Berzo Inferiore. I funerali si terranno questo mercoledì pomeriggio alle 15 nella chiesa parrocchiale del paese.

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