CHIUSA L'INCHIESTA SUL DELITTO DI GORLAGO

L’inchiesta sulla morte di Stefania Crotti, la mamma di Gorlago trovata carbonizzata in un campo di Erbusco, in Franciacorta, il 18 gennaio ma deceduta 24 ore prima, è chiusa. Nei giorni scorsi la Procura di Brescia ha notificato alle parti la conclusione delle indagini che vedono accusata Chiara Alessandri, 43 enne compaesana di Stefania, sulla quale, nell’ipotesi degli inquirenti, Alessandri avrebbe scatenato una gelosia omicida, nata, cresciuta ed esplosa dopo la fine della relazione col marito di Stefania, Stefano Del Bello e culminata con quattro colpi di martello in testa e il corpo che ancora respirava dato alla fiamme. Omicidio aggravato dalla premeditazione e distruzione di cadavere. La relazione extraconiugale tra Chiara e Stefano era durata pochi mesi, da marzo ad agosto 2018, interrotta per volontà dello stesso Del Bello nel tentativo di riavvicinarsi alla moglie Stefania dopo un periodo di crisi della coppia. Nell’ipotesi accusatoria, l’idea di «perdere» l’uomo di cui era ancora innamorata e di vederlo tornare dalla moglie avrebbe alimentato e scatenato la rabbia violenta di Chiara fino al progetto di eliminare Stefania, portato a compimento il 17 gennaio con lo stratagemma del falso biglietto di una festa a sorpresa organizzata dal marito, in realtà fasulla: un artificio per convincere la rivale a salire sul furgone di Angelo Pezzotta, (estraneo all’inchiesta), fino al garage di casa, a Gorlago. Qui Chiara Alessandri avrebbe colpito Stefania in testa con un martello, caricata sulla sua Mercedes, scaricata in un bosco di Erbusco, dove avrebbe dato alle fiamme il corpo, incosciente ma ancora vivo, tornando poi a casa. Un omicidio efferato e premeditato, rispetto al quale Alessandri ha negato la distruzione del cadavere, sostenendo di aver sì colpito Stefania nel garage ma per difendersi dopo una prima aggressione da parte della Crotti che nella colluttazione sarebbe caduta, battendo la testa e rimanendo uccisa sul colpo. A quel punto, in preda al panico, lei avrebbe trasportato e abbandonato il corpo di Stefania a Erbusco senza però bruciarlo. Nell’ordinanza di convalida del fermo il gip di Brescia, dove la Alessandri si trova in carcere dal 19 gennaio, ne sottolineava la “freddezza e la lucidità”, ravvisando il pericolo di fuga, l’alto rischio di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio, attribuendole la distruzione del cadavere come “sviluppo logico del piano criminoso” che avrebbe previsto la cancellazione di ogni elemento che potesse portare a lei. Dopo il no del Riesame a febbraio, a maggio anche la Cassazione aveva rigettato l’istanza di scarcerazione avanzata per permettere alla donna di accudire i figli minorenni.

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